POVEGLIANO - L’attesa senza data delle famiglie adottive “in sospeso” che si protrae dall’inizio dell’emergenza Covid, da quando la Cina ha messo lo stop alle adozioni. Con le coppie di futuri genitori che in molti casi avevano già programmato la partenza per concludere il già complicato iter di adozione interazionale. Per poi tornare in Italia con i loro figli, ma che ad oggi continuato a trovare un muro di gomma e i confini chiusi. A parlare dell’attesa infinita delle procedure di adozione in Cina rimaste a causa della pandemia “congelate” è una coppia trevigiana, Roberto Rasera e Laura di Povegliano.
LA LETTERA
Per lanciare un sos alle istituzioni da Treviso è così partita lo scorso 24 giugno una lettera indirizzata al presidente Sergio Mattarella oltre che al presidente del Consiglio Draghi e al ministro per gli affari esteri Di Maio e all’ambasciatore italiano in Cina Luca Ferrari: “Siamo alcune delle tante famiglie in attesa di abbinamento adottivo con bambini provenienti dalla Cina. Il percorso che abbiamo intrapreso è già di per sé lungo e articolato e ha subito, da quasi un anno e mezzo, una battuta d’arresto a causa del Covid19.
L’ATTESA
La prima preoccupazione visto il prolungarsi dei tempi di attesa va ai minori rimasti ad oggi in una sorta di limbo aspettando una famiglia, senza sapere fino a quando: “Tutte le famiglie adottive e chiunque si occupa di adozioni internazionali conoscono le fatiche e la lunghissima durata dell’attesa già in situazioni “normali” – si legge nella lettera - In questo periodo la situazione sta diventando assolutamente insostenibile. Sottolineiamo che la nostra preoccupazione principale sono i bambini, sia già abbinati (che quindi, hanno già una famiglia precisa e non possono incontrarla), sia in attesa di sapere chi saranno i loro genitori. Si sta così aggiungendo un ulteriore trauma a situazioni di per sé difficili, in cui il tempo è peraltro un fattore determinante perché l’esperienza adottiva sia positiva ed efficace”.
I NODI
Nel panorama della geografia delle adozioni internazionali in tempo di Covid il caso della Cina resta ad oggi una questione irrisolta: «Avere o non avere il green pass non fa differenza, il viaggio in Cina ai fini dell’adozione non si può fare – spiegano Roberto e Laura in attesa di concludere il percorso di adozione iniziato nel 2015 – In tempi normali avremmo già potuto dare una famiglia a un bambino cinese e invece nella confusione generale creata dopo il Covid l’attesa continua. Alcuni Paesi come la Colombia ad esempio hanno già riaperto alle adozioni. La Cina invece continua a rinviare. Nella paura che i bambini possano correre il rischio di essere contagiati. Ma questo concetto di tutela lascia tutti noi genitori in attesa di adozione alquanto perplessi». In attesa che i bambini possano avere al più presto una famiglia che li accolga, le concludono così i genitori la lettera: «Chiediamo ad ognuno di voi, per quanto di competenza, di attivare tutte le iniziative presso le sedi opportune al fine di permettere l’immediato ingresso in Cina delle famiglie che hanno ottenuto l’abbinamento ed un loro rapido rientro in Italia con i loro figli, una volta adempiuti tutti gli adempimenti burocratici. Questo, ovviamente in condizioni di massima sicurezza sanitaria e senza alcuna specifica restrizione per le famiglie italiane. Siamo convinti che una azione corale ed univoca delle autorità italiane, ai diversi livelli, possa portare a sbloccare una situazione ogni giorno più insostenibile».