«Profonda tristezza. Senso di solitudine. Se il Viminale mi assegna la scorta vuol dire che nel mio programma abbiamo toccato qualcosa di grave e molto pericoloso. Ma essere un unicum ti espone. Diventi obiettivo. È quello che faccio più fatica ad accettare». Così Massimo Giletti in un'intervista al 'Corriere della Sera parla della scorta che il Viminale gli ha assegnato dopo le affermazioni del boss Filippo Graviano che in carcere si è lamentato di quel giornalista che gli sta «rompendo la m...a» in seguito alle puntate di “Non è l'Arena” dedicate alle scarcerazioni dei boss mafiosi dopo la rivolta nelle carceri. E in un'intervista a Repubblica lamenta: «Mi hanno lasciato solo, ecco perché è finita così», aggiungendo che «se fossimo stati in tanti ad affrontare con forza questi argomenti, non sarei diventato un obiettivo. Pago il fatto di essere stato solo. Però mi ha fatto piacere che Urbano Cairo mi abbia chiamato e mi abbia detto: 'Io sono sempre con leì».
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