Il provvedimento è in vigore già da un paio di settimane, più precisamente da luglio. Il conduttore di Non è l'Arena Massimo Giletti costretto a vivevere sotto scorta. Troppo pericolose le minacce del boss Filippo Graviano, interccettato in carcere, secondo la prefettura di Roma che ha disposto il provvedimento.
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A scatenare l'ira del malavitoso darebbe stata la ferma condanna della trasmissione sul provvedimento che a causa del coronavirus, ha consentito l'uscita dal carcere di oltre 300 mafiosi. In particolare, non sarebbe andata giù a Graviano la puntata dello scorso 10 maggio, quando Giletti lesse in diretta i nomi dei detenuti usciti di prigione.
Massimo Giletti sotto scorta è un pessimo segnale. Continuare ad andare in onda con il proprio lavoro, la migliore risposta. @La7tv @nonelarena
— Andrea Salerno (@SalernoSal) August 10, 2020
Le minacce erano state pubblicate nel libro Lirio Abbate "U siccu", e il conduttore lo aveva saputo soltanto diversi mesi più tardi, a luglio. «Non mi pare esattamente normale - aveva dichiarato a tal proposito al Corriere - che io non ne abbia saputo nulla. In questa storia pesa per l'ennesima volta il silenzio delle istituzioni competenti». Adesso si registra la solidarietà del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Giletti sotto scorta non è un bel segnale». A rendere noto il provvedimento, il sito Antimafia Duemila. «Sono molto dispiaciuto e non posso dire molto», ha commentato il conduttore.