Passioni e solitudini/ Gemelle scomparse:
maschi deboli, oggi Medea è un uomo

Lunedì 14 Febbraio 2011 di Alessandra Graziottin
Alessandra Graziottin
VENEZIA - Io, senza te, non vivo. Ma tu, senza me, morirai lentamente. Morirai ogni giorno, senza pi pace. questo il pensiero che sembra aver ispirato la lucida strategia di vendetta di Matthias Schepp, ingegnere, separato e padre delle due gemelline di sei anni, Alessia e Livia, scomparse. Per ora, nel nulla.



L’uomo si è suicidato lanciandosi sotto un treno. Ha portato con sé il segreto delle sue bimbe, delle loro ultime ore, ma anche della loro angoscia e solitudine disperata. Come si saranno sentite queste bimbe, trasportate di città in città da un padre sempre più fuori di sé, senza poter più chiamare la mamma, senza poter sentire il suo abbraccio, la sua presenza confortante? Sono state in preda a un’agonia emotiva atroce. I bambini respirano le emozioni, annusano l’adrenalina nell’aria, sentono la tensione nella voce, nel respiro, nelle vibrazioni del corpo. Per loro, stare con il padre impazzito e disperato negli ultimi giorni è stato un inferno senza conforto. Un inferno di varia intensità che molti altri bambini vivono quotidianamente quando le separazioni sono sanguinarie, quando i genitori si diffamano reciprocamente in loro presenza, quando vengono usati come strumento di vendetta o di ricatto. Qual è il primo monito che viene da questa storia atroce? Nelle separazioni, mettiamo al centro il bene dei figli, non il nostro bisogno di rivalsa, di ferire a fondo, privando il partner proprio della presenza dei figli amati. Ci sono uomini che possono essere mariti inadeguati, ma buoni padri.



Ha scritto Schepp: “Senza l’affidamento congiunto non ce la faccio. Sono completamente pazzo, allo stremo, distrutto. Aiuto!”. Perché nessuno si è reso conto che negare l’affidamento congiunto stava innescando una spirale di morte senza ritorno? Al di là di questo caso specifico, su cui sappiamo troppo poco, quale altro monito duro ci dà questa tragedia? Ci dice: attenzione! Fin dove possibile – e dev’essere un possibile esplorato davvero, con tanto buon senso, tanto cuore, responsabilità - parliamoci, prima di mandare avanti gli avvocati con la lancia in resta. Cerchiamo la soluzione che salvi il meglio di quello che abbiamo creato insieme: la serenità e il futuro dei nostri figli. Una separazione costruttiva e non distruttiva. Questo dovrebbe essere l’obiettivo della coppia, ma anche degli avvocati, prima di discutere la questione del denaro, che in troppe separazioni sembra essere l’unico elemento di attenzione e interesse.



Si fa presto a dire: “L’uomo era impazzito, era schizofrenico, solo un pazzo delirante può comportarsi così”, allontanando da noi l’angoscia. In realtà, in fase di separazione, dovremmo chiederci, inquieti: “Potrebbe succedere anche a noi?”. E quando dovremmo allertarci? Il più forte elemento di allarme, in una relazione, è il dire: ”Senza te non vivo”. Questa non è una dichiarazione d’amore, è una dichiarazione di dipendenza, di incapacità di esistere e trovare un senso nella vita senza l’altro o altra che sia. E oggi sono gli uomini, sembra, a soffrire di più per le separazioni. Ratio et furor, mens et cupido, la ragione e la furia, la mente e il desiderio, di cui parla Ovidio, collidono ed esplodono in Medea (che uccide i figli per vendetta contro Giasone, che l’aveva abbandonata). Ma possono esplodere anche nell’uomo che vede nella scomparsa e, si teme, nell’ uccisione delle figlie il modo più atroce di vendicarsi per sempre. Schepp tacita col suicidio il proprio tormento, cosa che Medea non fa. E condanna al tempo stesso l’ex moglie a un tormento e a un’assenza infinita. “Tu non mi volevi dare le bambine in affidamento congiunto. E io te le tolgo per sempre”. In questa tragedia delle solitudini, provo una pena immensa per la signora Lucidi, rimasta sola in un baratro di dolore. Ma anche per Matthias Schepp, uomo solo, che la disperazione ha reso pazzo e, forse, omicida. E una tenerezza commossa, che purtroppo non le può più consolare, per quelle piccole bimbe, sole nella notte dell’anima del loro padre, vittime della follia, certo, ma anche dell’incapacità di separarsi senza usare i figli l’un contro l’altro, armati.
Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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