In Australia durante la pandemia di Covid stato registrato un significativo incremento del cybercrimine, in particolare a danno dei sistemi sanitari e ospedalieri. Lo rivela l'ultimo rapporto annuale dell'Australian Cyber Security Centre secondo il quale sono state registrate oltre 67.500 denunce nell'anno 2020/21, il 13% più dei 12 mesi precedenti, con perdite riportate dalle vittime di circa 33 miliardi di dollari australiani (20,5 miliardi di euro).
Guariti dal Covid e vaccinati, un'odissea per ottenere il certificato: «Devono rivolgersi alle Ulss»
Sono aumentati del 15% gli attacchi 'ransomware', mentre un quarto degli incidenti di cybersicurezza hanno colpito infrastrutture e servizi essenziali.
Fra questi un attacco lo scorso marzo a un ospedale pubblico di Melbourne, che ha causato il rinvio di interventi chirurgici e «ha messo in luce la vulnerabilità delle strutture sanitarie». «Gli attacchi ransomware rimangono la minaccia più grave del cybercrimine dato il e impatti dirompenti, oltre che finanziari». Attacchi anche alla mega industria di lavorazione della carne JBS Foods, che ha pagato un riscatto di 14,2 milioni di dollari (8,8 milioni di euro), e al gruppo dei media Nine Entertainemnt. .