SIVIGLIA - Atterrato soltanto alle ore 19, José Mourinho si presenta in conferenza stampa con 30 minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Poca voglia di scherzare, complice l'importanza della partita e le notizie arrivate nel primo pomeriggio da Roma, che vedono confermati i timori su Paulo Dybala.
Anche con un successo, arrivare al primo posto rimane difficile: «La classifica del girone non è buona ma è comunque aperta. Non dipendiamo dai risultati delle altre squadre, possiamo arrivare in ogni posizione. Riconosco che anche vincendo sarà difficile arrivare primi però possiamo qualificarci. Questo è il nostro obiettivo». Gli infortuni continuano a falcidiare la rosa. Dybala, ma non solo. A Siviglia non ci saranno nemmeno Celik, Karsdorp e Wijnaldum. Mou però non si lamenta: «Ho imparato a piangere meno di quanto facevo in passato. Dire che si gioca troppo, dire che i giocatori di oggi rispetto a quelli di ieri, dire che i club più ricchi possono gestire meglio: la verità è che ci sono ricchi e poveri. I poveri giocano una volta a settimana, i ricchi possono giocare quando vogliono, i meno ricchi hanno ambizioni equilibrate ma giocano le stesse gare dei ricchi e sono in difficoltà».
Alla Roma manca il gol. Squadra che produce ma segna poco. E come spesso accade in questi casi, l'obiettivo si sposta sul centravanti, in questo caso Abraham: «E’ però un problema di squadra. Ci sono giocatori di grande livello che vivono momenti simili, in Italia e fuori. Sono momenti. Per voi (riferito ai media) è tutto un numero, per noi la verità è che abbiamo bisogno di gol per vincere. Se si vincesse con le opportunità saremmo primi in Serie A, perchè creiamo tanto. Un giorno qualche squadra pagherà per questa frustrazione, perchè magari creeremo 4 palle gol e faremo 4 reti. Non mettiamo pressione come voi, non è il giocatore A, B o C che deve segnare. Noi analizziamo come squadra. Per quello che produciamo segniamo poco. Dobbiamo essere più efficaci».
Passerella finale sulla reprimenda nel post-Lecce riservata alla squadra: «Un allenatore quando parla 10 minuti dopo la gara non è semplice, deve poi spiegare. Si vince grazie ad un piano di gioco, poi bisogna vedere come i calciatori lo mettono in pratica. Dopo la partita con il Lecce, e aver rivisto la partita, ho cambiato un po' la prospettiva. Dobbiamo avere più disciplina di gioco, quando 2-3 calciatori perdono questa disciplina, ciò influisce su tutta la squadra. Dobbiamo migliorare, le grandi partite che abbiamo fatto in questo anno e mezzo sono state di grande concentrazione e organizzazione. Sono poche le partite che abbiamo vinto solo grazie ad individualità».
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