Mourinho non è un tecnico particolarmente scaramantico. Tuttavia saper di dover affrontare la doppia semifinale di Conference League contro il Leicester potendo contare su Smalling e Mkhitaryan, lo fa dormire certamente più tranquillo.
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Per questo motivo ieri i tre re erano i meno intimoriti a Trigoria nel leggere alcune statistiche pubblicate dal sito della Uefa che vedono nelle coppe europee le Foxes sconfitte in casa soltanto una volta (su 17, vincendone 10) negli ultimi 24 anni. Loro già sanno come si fa.
GEMELLI DIVERSI
Chris e Henrik, così diversi ma allo stesso tempo così simili. Guardandoli non diresti che i due si somigliano tantissimo. Amanti dell'Italia e dell'italianità - a tal punto che l'inglese si è sposato vicino al Lago di Como mentre l'ex Arsenal si è unito a Betty Vardanyan a Venezia, nella splendida cornice dell'isola San Lazzaro degli Armeni (con ospite Albano che intonò Nel blu dipinto di blu di Modugno) - sono due dei tre leader silenziosi (l'altro è Pellegrini) della rosa. Uno in difesa, l'altro in mediana, chi li vede ogni giorno a Trigoria li definisce «due professionisti con la P maiuscola». E non perché gli altri calciatori non lo siano. Tuttavia raramente li vedi scherzare prima di una partita, sono maniacali nell'approccio al match soprattutto dal punto di vista atletico, non lasciando nulla a caso. Abitudinari all'occhio esterno, meticolosi per chi ci lavora nel quotidiano. Ad inizio anno si temevano delle difficoltà con Mourinho, visti i trascorsi non idilliaci allo United. E invece con il trascorrere dei mesi sono diventati, tra alti e bassi, due pilastri. L'inglese trovando finalmente continuità d'impiego e trasformandosi nel difensore in serie A che ha vinto più contrasti in percentuale (89 su 115, pari al 77,4%), l'armeno nel play che il mercato non ha regalato allo Special. Chissà che questo quid in più non sia dovuto, più che all'età, al loro background inglese. Paese che Smalling (giovanili nel Millwall, primi passi da professionista spostandosi nel quartiere di Fulham per poi trasferirsi a Manchester nello United) ha lasciato soltanto alla soglia dei 30 anni, proprio per approdare a Roma. Diverso invece il percorso di Mkhitaryan, forse uno degli ultimi globe-trotter del pallone.
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A 14 anni è volato a San Paolo, in Brasile, per imparare calcio: il prologo di una carriera da giramondo. Ha poi giocato infatti in Ucraina (Metalurg e Shakhtar), Germania (Dortmund) e Inghilterra (Manchester United e Arsenal) prima di trasferirsi in giallorosso. Per Mourinho (che ha intanto recuperato Cristante) sono semplicemente insostituibili. «Fondamentale» è il termine utilizzato dal tecnico per Chris; «Lo voglio qui e lui vuole restare», le parole spese per l'armeno. Sì, perché per entrambi si sta discutendo il prolungamento. Se per il difensore ci si siederà al tavolo l'anno prossimo (scadenza 2023), più urgente la situazione del centrocampista anche se Pinto sabato è sembrato ottimista: «La voglia delle parti è la stessa dell'anno scorso, c'è una tempistica che abbiamo definito e non ci sono problemi». In effetti basta accontentare lui e Raiola. Le richieste sono sempre le stesse di un anno fa: 4 milioni più 2 alla firma.
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