Sul ring come nella vita. Una metafora che calza a pennello al pugile Tyson Fury, che proprio all'apice della sua carriera nel 2015, dopo essersi laureato campione del mondo, è sprofondato in un inferno fatto di depressione, droga e obsità. Ieri, dopo 3 anni, Fury è tornato sul ring contro Deontay Wilder per contendersi il mondiale dei pesi massimi. Ieri sera, come negli ultimi tre anni, Fury è caduto più volte al tappeto e si è rialzato. Alla fine il match è terminato nella maniera più atipica per la boxe: con un pareggio. Ma il vincitore morale è Fury.
Un giudice ha dato la vittoria a Wilder (115-111), un altro a Fury (115-110 per il britannico) e il terzo non ha saputo scegliere (113-113). Il titolo resta, in quanto detentore, a Wilder, ma la sfida più grande l'ha vinta Fury. Dopo la vittoria con Klitschko nel 2015 gli era salito sul tetto del mondo. Poi la caduta agli inferi: la depressione, la cocaina, un peso cresciuto a dismisura fino a diventare obesità. Una strada di non ritorno, apparentemente. Invece Fury ha ingaggiato una corsa contro il tempo quasi impossibile, si è disintossicato, ha perso 64 kg (116 kg al peso contro i 96 di Wilder) e poi non solo si è ripresentato sul ring, ma ha quasi sfiorato l'impresa.
Molte riprese sono state equilibrate e quindi soggette ad una interpretazione aperta. «Un nuovo match'», come è stato definito dagli esperti. «Con quei due atterramenti penso di aver vinto io - ha commenta a caldo Wilder - lui è un grande pugile ma il verdetto lo premia eccessivamente. Ho controllato il match, sono stato più attivo di lui». «Ringrazio Dio - ha replicato Fury - è vero che sono andato due volte al tappeto, ma credo di aver vinto, di essere un grande guerriero e un vero campione. Riconosco che il mio avversario è un grande campione e un grande uomo. Sono convinto che stasera si sono affrontati i due pugili più forti del pianeta».
Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 04:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA Un giudice ha dato la vittoria a Wilder (115-111), un altro a Fury (115-110 per il britannico) e il terzo non ha saputo scegliere (113-113). Il titolo resta, in quanto detentore, a Wilder, ma la sfida più grande l'ha vinta Fury. Dopo la vittoria con Klitschko nel 2015 gli era salito sul tetto del mondo. Poi la caduta agli inferi: la depressione, la cocaina, un peso cresciuto a dismisura fino a diventare obesità. Una strada di non ritorno, apparentemente. Invece Fury ha ingaggiato una corsa contro il tempo quasi impossibile, si è disintossicato, ha perso 64 kg (116 kg al peso contro i 96 di Wilder) e poi non solo si è ripresentato sul ring, ma ha quasi sfiorato l'impresa.
Molte riprese sono state equilibrate e quindi soggette ad una interpretazione aperta. «Un nuovo match'», come è stato definito dagli esperti. «Con quei due atterramenti penso di aver vinto io - ha commenta a caldo Wilder - lui è un grande pugile ma il verdetto lo premia eccessivamente. Ho controllato il match, sono stato più attivo di lui». «Ringrazio Dio - ha replicato Fury - è vero che sono andato due volte al tappeto, ma credo di aver vinto, di essere un grande guerriero e un vero campione. Riconosco che il mio avversario è un grande campione e un grande uomo. Sono convinto che stasera si sono affrontati i due pugili più forti del pianeta».