Metano e CO2 sono a livelli critici

È quanto emerso dal Report Osservatorio Climatico Enea, che dal 2005 effettua misure settimanali relative ai due gas

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Lunedì 22 Aprile 2024
Metano e CO2 sono a livelli critici

L’area del Mediterraneo è sempre più a rischio a causa del continuo aumento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e di metano (CH4).

È quanto emerge dal Report dell’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” che dal 2005 effettua misure settimanali della concentrazione dei due gas e di altri parametri climatici. I dati, che dimostrano la minaccia per il Mediterraneo, sono sovrapponibili a quelli rilevati dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e, su scala globale, da differenti istituzioni internazionali e sono stati presentati alla vigilia della Giornata Meteorologica Mondiale del 23 marzo, quest’anno dedicata al tema “In prima linea nell’azione per il clima”. “La concentrazione atmosferica di CO2 a Madonie-Piano Battaglia è aumentata dal 2005 con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno a causa delle emissioni antropiche”, evidenzia Francesco Monteleone del Laboratorio Enea di Osservazioni e misure per l’ambiente e il clima. “Inoltre – aggiunge – si osserva una forte crescita anche per la concentrazione atmosferica di metano, e lo stesso trend si sta registrando, con una crescita accelerata negli ultimi 15 anni, anche su scala globale”. Grazie al suo punto di vista strategico, l’Osservatorio ha ottenuto il riconoscimento di stazione regionale, rappresentativo per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch (Gaw), che è la rete mondiale per lo studio del clima globale dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo).

Neve sulle vette: numeri in calo

Manto nevoso sempre più effimero su Alpi e Appennini. Termometro di questa situazione i dati sugli impianti sciistici oggi sempre più in difficoltà tra chiusure e aperture a singhiozzo.

A scattare una fotografia nitida è il nuovo report di Legambiente Nevediversa 2024, i cui dati parlano chiaro: 177 gli impianti temporaneamente chiusi nella Penisola (+39 unità rispetto al report precedente), di cui 92 sull’arco alpino e 85 sull’Appennino. Salgono a 93 gli impianti aperti a singhiozzo (+9 rispetto al report precedente): il grosso, ben 55, si concentra sugli Appennini.

Altro dato in crescita è quello delle strutture dismesse che raggiungono quota 260 (erano 249 nel report precedente) di cui 176 sulle Alpi e 84 sulla dorsale appenninica. Senza dimenticare quello degli impianti sottoposti al cosiddetto “accanimento terapeutico”, 241 quelli censiti da Legambiente (+33 unità) che sopravvivono solo con forti iniezioni di denaro pubblico. Il grosso, ben 123, è sempre sugli Appennini.

Dati allarmanti a cui va aggiunta la crescita dei bacini idrici per l’innevamento artificiale: 158 quelli censiti (+16 rispetto al report 2023) di cui la gran parte in questo caso, ben 141, sulle Alpi, e il restante, 17, sulla dorsale appenninica.

Sul fronte finanziamenti, per aiutare il settore sono ben 148 i milioni di euro destinati lo scorso anno dal Ministero del Turismo per l’ammodernamento degli impianti di risalita e di innevamento artificiale a fronte dei quattro milioni destinati alla promozione dell’ecoturismo.
Ultimo aggiornamento: 11:49

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