Le proteste, come si è arrivati a questo punto
Tutto è iniziato a metà dicembre in Germania, con l'annuncio del governo tedesco di aumentare le tasse e tagliare i sussidi agricoli, eliminando i principali privilegi fiscali per gli agricoltori, tra cui un’agevolazione fiscale sul gasolio. Inizialmente era stato previsto di farlo in maniera diretta, ma successivamente alle prime rivolte è stata presa la decisione di effettuare questa riforma in maniera graduale, nell’arco di più anni, così da permettere alle aziende di adeguarsi. I motivi per cui gli agricoltori in Germania protestano - riforme ambientali e aumento dei costi - rappresentano però un rischio anche per il settore agricolo di altri paesi. Così la protesta si è allargata a macchia d'olio anche in Francia, Spagna, Belgio, Olanda e Italia non solo. In generale, il 2023 è stato un anno impegnativo per il settore agricolo di tutta Europa, sia per motivi ambientali (alluvioni seguite da periodi di estrema siccità in Italia, Portogallo, Grecia) che per motivi legati a una politica più sostenibile a livello ambientale. Infatti, l’Ue prevede implementazioni nel settore agricolo di linee guida del Green Deal. L’obiettivo è quello di raggiungere le net zero emissions entro il 2050, riducendo contemporaneamente le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Un fatto, questo, che avrà un impatto non indifferente sulla vita degli agricoltori europei, considerando che dovranno riconvertire un quarto dei propri terreni coltivati ad agricoltura biologica entro il 2030, riducendo inoltre drasticamente l’uso di pesticidi.