Matteo Messina Denaro morto, il boss aveva 61 anni: era malato di ​tumore al colon. In ospedale nipote, figlia e sorella

Lunedì 25 Settembre 2023, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 09:29

Gli omicidi e il ruolo di Borsellino

È Paolo Borsellino, nel 1989, il primo a iscrivere il nome del boss in un fascicolo d’indagine. A indagare è il commissario di polizia di Castelvetrano, Rino Germanà: tenteranno di ucciderlo proprio per questo motivo. Nel 1992 Messina Denaro fa parte del commando composto da mafiosi di Brancaccio e della provincia di Trapani, inviato a Roma per mettere a segno un attentato nei confronti di Maurizio Costanzo e per uccidere Giovanni Falcone e il ministro Claudio Martelli. Nel luglio 1992, è tra gli esecutori dell’omicidio di Vincenzo Milazzo, capo della cosca di Alcamo. Pochi giorni dopo, strangola con le sue mani la compagna del boss, Antonella Bonomo, incinta di tre mesi. Nel 1993 è uno dei mandanti del sequestro del dodicenne Giuseppe Di Matteo, nel tentativo di impedire che il padre, Santino Di Matteo, ex-mafioso, collabori con gli inquirenti che stanno indagando sulla strage di Capaci. Dopo 779 giorni di prigionia, il piccolo Di Matteo viene strangolato e il cadavere viene sciolto nell’acido. Uno dei sequestratori, il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, dichiarerà poi che si erano travestiti da poliziotti della Dia e avevano ingannato il ragazzo, raccontandogli che lo avrebbero portato dal padre, che in quel periodo sotto protezione lontano dalla Sicilia. «Agli occhi del ragazzo siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi - ha detto Spatuzza - Lui era felice, diceva: Papà mio, amore mio».

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