Venezia, una comunità nel nome della frittella

Lunedì 12 Febbraio 2024, 09:58
Venezia, una comunità nel nome della frittella
di Claudio De Min
2 Minuti di Lettura

Non c'è pace. Mettersi a dieta o, quantomeno, darsi una regolata, è una mission impossible per quelli in grado di resistere a tutto tranne che alle tentazioni, come diceva quel tale. Passata la sbornia delle festività di fine anno è subito partita l'abbuffata carnevalesca e la settimana che inizia oggi proporrà, fino a giovedì, l'ennesimo attentato alle buone intenzioni e ai valori delle analisi del sangue. Domani l'epilogo del Carnevale, con l'assedio di frittelle, galani e castagnole, poi, appena il tempo di respirare, ed ecco San Valentino che, almeno per chi ci crede, rappresenta un'altra bella sfida: vuoi non portare la tua metà a cena quella sera?
O, mal che vada, presentarti a casa almeno con un dolcetto a tema? Un cuoricino (anche più di uno, magari) fondente con pralinato croccante alle mandorle del padovano Biasetto, una Love Box firmata Alajmo (anche a Venezia oltre che a Rubano), la Torta Cuore Eterno della pasticceria Marisa di Arsego (Pd) o il Cuore di sfoglia caramellata di Zizzola a Noale (Ve)? No, non vuoi. E comunque, anche se lo volessi, non sarebbe una buona idea.
Qui, invece, vogliamo soffermarci sul "caso frittelle". Caso nel senso che a Venezia la fritola è una cosa seria, che, più meno come il calcio, appassiona e infiamma, unisce in gruppi (anche di assaggio) e divide in fazioni. Anche se solo per qualche settimana all'anno. Da un lato alimenta perfidamente colesterolo, glicemia e trigliceridi, dall'altro accende amori e qualche volta semina delusioni, stimola dialettica, opinioni, contrasti. Sempre, però, con il sorriso (e lo zucchero) sulle labbra e il ripieno che scivola fra le dita delle mani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA