Casla Bruciato, i residenti: «Non siamo tutti di CasaPound, ma qui abbiamo troppa paura»

Martedì 9 Aprile 2019 di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
Casla Bruciato, i residenti: «Non siamo tutti di CasaPound, ma qui abbiamo troppa paura»

«Ma quale famiglia co' i ragazzini piccoli quelli lì erano tutti grandi e vaccinati altro che. Qua ce stanno a prende tutti in giro». Michele vive in via Facchinetti da oltre 20 anni e domenica pomeriggio, quando è arrivata la famiglia nomade dal campo della Barbuta, era con gli altri inquilini del palazzo di residenza popolare a gridar loro di andare via. L'assunto della protesta resta analogo a quello che per giorni hanno ripetuto i cittadini di Torre Maura: «Non è per razzismo ma i nomadi non li vogliamo, hanno una cultura diversa, e poi noi viviamo in questa parte di Roma che fa schifo, piena di topi, ci ammazzano pure la gente in strada».

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Un anno fa sul pianerottolo di un altro complesso popolare non distante era stato freddato Alberto Ianni Er mitraia. Nel 2015, invece, a piazza Balsamo Crivelli era stato ucciso da otto colpi di pistola un pregiudicato, Stefano Civita. Tra i palazzoni (anch'essi popolari) di via Sebastiano Satta ci sono famiglie che vivono nei box su strada, un tempo pensati per ospitare solo negozi e attività commerciali e trasformati da anni, invece, in alloggi d'emergenza. A due passi da via Tommaso Smith, dietro al palazzo di Autostrade per l'Italia, si scopre un campo nomade tollerato «di cui nessuno spiegano i residenti si è mai interessato perché sta lì nascosto e conviene a tutti non vedere». Quando il giovedì nel piazzale arriva il mercato «vedi le vecchiette fare la spesa e tirar fuori i soldi dal reggiseno perché in pochi passeggiano con la borsa a portata di mano», aggiunge Rachele M., che un furto l'ha subito neanche un anno fa proprio mentre si stava dirigendo al mercato: «due ragazzi mi hanno preso la borsa, fuggendo verso il campo». Lei è rimasta a piangere in strada e nessuno li ha rincorsi. «Perché qua impari a farti i fatti tuoi e visto che di problemi ne hai già tanti, di quelli degli altri, di chi non conosci, impari a fregartene». Residenti arrabbiati con chi ha guidato prima il IV Municipio, ovvero con l'amministrazione di centro sinistra, inferociti con l'attuale giunta di Virginia Raggi e con la presidente cinquestelle Roberta Della Casa per aver lasciato morire una zona che non è inserita nell'estrema periferia Est di Roma. In un quarto d'ora da piazza Balsamo Crivelli si arriva a piazza Bologna, cinque minuti in più ed ecco la Nomentana, via di Santa Costanza, piazza Istria.

«CI HANNO ABBANDONATO»
«Da due anni le cose sono peggiorate, le strade sono sempre sporche». Lo racconta bene piazza Balsamo Crivelli dove il pavimento in cui sorge l'area giochi per i bimbi, le panchine e l'edicola è frantumato in più parti, ricoperto dall'erba non tagliata e dalla sporcizia. Nel parco ben più grande di via di Casal Bruciato (una strada che sbuca proprio sulla via Tiburtina) le mamme portano i figli a giocare solo fino a quando c'è la luce del giorno perché poi la zona diventa terra di conquista per chi prova a vendere un po' di hashish o altre droghe. In via Diego Angeli, che pur pare gradevole alla vista, perché sui balconi sono già fioriti i gerani, i residenti delle stesse case di edilizia popolare del comune ogni inverno scendono in strada e manifestano buttando in mezzo i cassonetti perché non funzionano quasi mai i riscaldamenti e le cantine sono perennemente allagate. A scenderla tutta si sbuca sulla Tiburtina ed ecco che al civico 770 c'è un intero palazzo occupato da anni da un centinaio di famiglie. «Ci dicono di essere razzisti, siamo solo prigionieri di un degrado che aumenta giorno dopo giorno analizza Matteo Storti, di fronte al supermercato Conad di piazza Crivelli ma a chi non verrebbe fuori la rabbia se fosse costretto a vivere così».
 

Ultimo aggiornamento: 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA