Desirée, lo strazio del papà: «Sfidai i pusher per salvarla»

Lunedì 29 Ottobre 2018 di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
Desirée, lo strazio del papà: «Sfidai i pusher per salvarla»

Aveva provato a strapparla a quel giro di droga e tossici già «due, tre mesi fa», lui che nel 2002 venne arrestato nell'operazione Bassotti perché ritenuto uno dei capi-bastone dello spaccio a Latina. Gianluca Zuncheddu, 38 anni, il papà di Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata e lasciata morire dal branco di pusher nel covo di via dei Lucani, a San Lorenzo, si dispera di fronte ai poliziotti che lo ricevono negli uffici del commissariato San Lorenzo.
«Mi sono sempre interessato del mantenimento di mia figlia pur non avendola riconosciuta alla sua nascita», si sfoga l'uomo che racconta di come Desirée fosse «cambiata» all'improvviso. Di come la ragazza prima avesse regolarmente frequentato la scuola media «senza alcun tipo di problema» e come poi i guai fossero iniziati alle superiori.

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I PRIMI GUAI
«Durante il primo anno all'Istituto agrario di Latina spiega il padre aveva letteralmente mutato il suo comportamento in famiglia e le sue abitudini di vita» tanto «da abbandonare gli studi» dopo essere stata bocciata. «Durante la sua frequenza a scuola aggiunge sono venuto a sapere che Desirée incontrava dei cittadini stranieri nella zona delle autolinee di Latina, luogo abituale di ritrovo per tossicodipendenti e spacciatori». A quel punto Zuncheddu passa all'azione, deciso ad allontanarla a tutti i costi da quell'ambiente che lui conosceva fin troppo bene.
 

 


«Due o tre mesi fa ricorda sono andato lì per vedere coi miei occhi chi frequentava mia figlia e per due volte l'ho trovata in compagnia di coetanei intenti a bivaccare e, in una di queste, l'ho sorpresa con una bottiglia di vino». Zuncheddu prova a portarla via, togliendole la bottiglia dalle mani. Ma il gruppo di stranieri gli va incontro per riprendersi Desirée. Ne nasce un'accesa discussione: «Rompevo la bottiglia di vino per difendermi da quei giovani che forse erano tre o quattro». Ferito a una mano, Zuncheddu va a medicarsi, mentre la figlia spaventata per l'accaduto torna a casa della madre. Ed è proprio la mamma, Barbara, che confida all'ex compagno il timore che Desirée si drogasse.
 


«La madre racconta ancora l'uomo mi disse di avere trovato in casa residui di carta stagnola bruciata, probabilmente utilizzata per inalare o sciogliere la droga. Io stesso una volta tornando sempre alle autolinee di Latina avevo visto Desirée avvicinarsi a un cittadino di colore probabilmente per acquistare droga: in quella occasione mia figlia stringeva in mano 15 euro. Allora riuscii a portarla via con la forza». Episodi simili si sono ripetuti fino allo scorso agosto. «Sempre Barbara si lamentava dei comportamenti di Desirée e della sua necessità di andare Latina a ogni costo», aggiunge Zuncheddu che, la sera del 17 agosto, decise di aspettarla al ritorno alla stazione di Cisterna di Latina.

GLI SCHIAFFI
Quella sera la sedicenne sarebbe dovuta rimanere a dormire a casa del padre e della compagna, per questo una volta scesa dall'autobus e salita in macchina, i tre vanno a casa di Barbara per prendere dei vestiti. «Mi ero accordato con la madre che mi sarei occupato per un po' di tempo di mia figlia». Ma nello zainetto della ragazza Zuncheddu trova un'altra bottiglia di vino. Motivo per cui, dice agli agenti, «la colpivo al volto con due schiaffi». Giunti sotto casa di Barbara, la ragazza sale a prendere gli abiti ma il padre non la vede tornare. «Insospettito dal ritardo dice contattavo la madre chiedendole di convincere Desirée». Ma la donna non era in casa in quel momento. Arriva solo qualche minuto più tardi e, saputo dalla figlia che il padre l'aveva picchiata, gli dice di andare via.
«Visto però che non mi rassegnavo a lasciarla, Desirée per intimorirmi chiamò il 113 che arrivò subito. Poiché mi era vietato avvicinarmi alla madre di Desirée per un altro procedimento penale, dopo qualche giorno mi notificarono gli arresti domiciliari. Da quel momento conclude il padre non ho avuto più notizie di mia figlia». Fino a quando, la sera di venerdì 19 ottobre, Zuncheddu viene informato dalla polizia che la sedicenne era stata rinvenuta cadavere a Roma.
 

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