In arrivo oltre diciotto milioni di euro per le università pugliesi, in dottorati di ricerca, che verranno attivati entro il 31 dicembre con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fondi già ripartiti tra le varie università, con uno sguardo particolare al Sud: il 40% dell’importo totale è stato destinato alle otto regioni del Mezzogiorno, tra cui quindi la Puglia.
Colmare di divari
Colmare il gap con il Nord vuol dire, però, anche attivare alcuni dottorati interuniversitari. Altra grande novità è quella che riguarda le discipline: si tratta di ambiti di interesse Pnrr o legati alla transizione digitale e ambientale. Le prime 2.500 borse di studio saranno triennali, con 480 dottorati da attivare al Sud: di questi 73 spettano all’Università di Bari, che riceverà 180.000 euro per i tre legati alle transizioni digitali e ambientali e 4 milioni e 200mila euro per progetti legati alla pubblica amministrazione (32), al patrimonio culturale (6) e alla ricerca in ambito Pnrr (32). L’Unisalento, in totale, attiverà 33 borse - considerando anche in questo caso soltanto il decreto ministeriale 351 -, mentre il Politecnico 25 e l’Università di Foggia 18, con poco più di un milione da utilizzare.
Il secondo filone (dm 352) invece è quello che riguarda i dottorati innovativi industriali, che spingono verso la terza missione: il coordinamento tra aziende e università. Questa è la maggiore novità dei progetti legati al Pnrr: bandi per cui i gli atenei dovranno individuare imprese che siano disponibili a confinanziare al 50% le borse, per soddisfare - come spiega il Miur - i propri fabbisogni di ricerca e innovazione. Si tratta di circa 9 milioni, tra le quattro università pugliesi, per cui bisognerà trovare dei soggetti che siano disposti a co-finanziare. Al momento il Miur ha assegnato la dotazione finanziaria effettiva, chiedendo quindi di cercare gli stessi fondi tra le imprese, ma non ha reso noto il numero delle borse di studio destinate alla Puglia: saranno però 2.000, sulle 5.000 totali a livello nazionale, tra le otto regioni del Sud. Ed è probabile che, anche in questo caso, la Puglia possa recitare un ruolo da protagonista, anche alla luce del fatto che Bari risulta essere il secondo ateneo, per finanziamenti, dopo l’Università di Napoli.
Il commento del ministro Messa
«Questi decreti sono atti veri e concreti che rimettono al centro scienza e ricerca, base della qualità della formazione universitaria e, allo stesso tempo, motore dello sviluppo del Paese, sia per la pubblica amministrazione sia per il settore privato - commenta il ministro Maria Cristina Messa -. Lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle quanto la ricerca sia vitale e come il metodo scientifico sia l’unico strumento in grado di farci trovare soluzioni a problemi sempre più complessi e correlati tra loro. Questi primi 300 milioni sono un’importante spinta per i giovani, per dire loro di non porre limiti alla curiosità e dimostrare che stiamo davvero investendo su di loro e sullo sviluppo delle loro competenze».