Regeni, piano in tre fasi e pressing diretto su Al Sisi

Lunedì 11 Aprile 2016 di Marco Ventura
Regeni, piano in tre fasi e pressing diretto su Al Sisi

Un piano in tre fasi improntato alla fermezza, ma anche alla razionalità. A Palazzo Chigi e alla Farnesina nessuno vuol rompere con l'Egitto, anche se tutti sono convinti di dover premere sul regime del presidente Al Sisi fino a ottenere la «verità vera». La prima fase si è esaurita negli ultimi due mesi e mezzo dall'uccisione di Giulio: l'attesa cooperativa, i viaggi tra Roma e il Cairo, la messa a disposizione da parte italiana degli strumenti tecnici per arrivare, insieme agli egiziani, a smascherare i brutali assassini del giovane ricercatore.

LA DEBOLEZZA DFL REGIME
Quella fase purtroppo si è chiusa con la deludente visita della delegazione di inquirenti egiziani a Roma. Più che la mancata condivisione dei tabulati, ferisce il governo italiano il sospetto che il regime conosca i nomi dei responsabili e non voglia rivelarli. Gli italiani sono persuasi che la verità non sia più un obiettivo, per il regime, ma un peso forse troppo grande per non produrre conseguenze se reso pubblico. Il ragionamento di chi conosce il dossier è che un regime incapace di incriminare, arrestare, processare e condannare un alto funzionario, nonostante l'incombere di una crisi grave con un importante paese vicino e amico, è un regime che tradisce una debolezza strutturale.
 
Ma veniamo alla fase 2: è quella che l'Italia ha deciso di inaugurare col richiamo dell'ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari, per “consultazioni”. Rientrato ieri mattina, Massari non potrà incontrare il ministro Gentiloni (impegnato in Giappone al G7 dei capi-diplomazia) prima di domani. Questa è la fase dell'insoddisfazione, dell'orgoglio e delle pressioni. Dello strappo. La formula è quella delle “misure proporzionate ma senza guerre mondiali” di cui ha parlato ieri Gentiloni. La reazione del Cairo, che attraverso il portavoce degli Esteri parla di strumentalizzazione politica per fini interni, non è piaciuta. Così come non è piaciuta “l'irritazione” espressa per telefono a Gentiloni dal ministro degli Esteri, Sameh Shoukry.

Nei prossimi giorni Palazzo Chigi e la Farnesina decideranno nuovi passi. Il più probabile resta l'indicazione dell'Egitto come meta non sicura per i turisti, ma anche per i ricercatori. Quindi una restrizione agli scambi culturali e un avvertimento ai nostri connazionali che amano il Mar Rosso e le Piramidi. Si tratterebbe di un colpo duro a una delle più importanti industrie egiziane. Proprio ieri si è insediato il nuovo ministro del Turismo, Yehia Rashed, che ha fissato in 12 milioni di turisti l'obiettivo per il 2017. Nel primo trimestre 2016 gli arrivi sono calati del 40 per cento, anche in conseguenza dell'attentato all'aereo russo precipitato nel Sinai con 224 persone a bordo. L'Italia non potrà ottenere facilmente la condivisione delle misure restrittive da parte dell'Unione europea, mentre confida nelle Nazioni Unite a tutela dei diritti umani tragicamente violati nel caso di Giulio. Le sanzioni economiche non ci saranno, sarebbero un boomerang che colpirebbe più l'Italia dell'Egitto.

GLI SCAMBI COMMERCIALI
Se le autorità del Cairo dovessero resistere alle “misure proporzionate” di Gentiloni, si aprirà la fase 3: nuove iniziative, un possibile congelamento dei rapporti tra i due paesi.

Ma con la speranza di riuscire a isolare il virus del caso Regeni, non permettere che il deterioramento della collaborazione e lo scontro sulla verità per Giulio pregiudichi senza rimedio tutti gli altri dossier aperti: dagli scambi commerciali per 5 miliardi di euro a progetti specifici come lo sfruttamento del giacimento di Zhor scoperto dall'Eni, dal futuro della Libia alla guerra al terrorismo. L'Italia confida poi che alla pressione internazionale si unisca e sia sempre più incisiva quella interna dei media e di settori politici e parlamentari in Egitto che già criticano la cattiva gestione del caso Regeni. Tutto pur di evitare il vicolo cieco, il punto di non ritorno, la rottura che non serve a nessuno. Senza smentire la ricerca della verità che è la promessa fatta dal governo alla famiglia di Giulio.

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 13:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA