Migranti, Onu contro l'accordo fra Ue e Turchia: «E' illegale», ma la Merkel tira dritto

Martedì 8 Marzo 2016
Migranti, Onu contro l'accordo fra Ue e Turchia: «E' illegale», ma la Merkel tira dritto
Se la proposta turca sulla crisi dei migranti «sarà messa in atto, sarà una svolta»: Angela Merkel torna a Berlino estenuata per le dodici ore di confronto serrato al summit con i partner Ue, ma rafforzata in vista delle elezioni regionali di domenica.

L'endorsement politico ottenuto dagli altri leader dopo un duro negoziato «è un grande passo avanti», ma sono ancora molte le cose che possono andare storte, a partire dalla tegola che arriva dall'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, secondo il quale l'intesa con Ankara non è in linea col diritto Ue e internazionale. La cancelliera tedesca, grande promoter del pacchetto disegnato all'ultima ora con i premier turco Ahmet Davutoglu e olandese Mark Rutte, sa bene che «la materia è complicata e resta ancora tanto da fare».

Ma «se la signora Merkel l'avrà vinta, la politica Ue sui profughi potrebbe essere cambiata per sempre dal vertice di lunedì sera», scrive il Financial Times. Il lavoro sui «dettagli» ora spetta al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk nei nove giorni che separano dal prossimo vertice dei leader del 17 e 18 marzo. Le danze si riaprono domani, con la riunione degli ambasciatori dei 28 (Coreper). A seguire, giovedì e venerdì, ci sarà la riunione dei ministri della Giustizia e degli Interni Ue.

L'elemento innovativo dell'intesa con Ankara è un sistema di reinsediamenti secondo uno scambio di uno a uno. La Turchia riprenderà tutti i migranti che hanno raggiunto illegalmente l'Unione, ma per ogni profugo siriano riammesso, i Paesi dell'Ue ne accoglieranno uno in modo legale. Proprio oggi i premier greco Alexis Tsipras e quello turco Ahmet Davutoglu si sono incontrati a Smirne per modificare l'accordo bilaterale di riammissione: Ankara si riprenderà tutti i migranti che non hanno diritto di protezione. Il sistema viene però stigmatizzato dalle organizzazioni non governative, con Medici senza frontiere che parla di «accordo cinico» e Amnesty International di «un colpo mortale al diritto di asilo».

Un'intesa sulle espulsioni collettive di stranieri «verso un Paese terzo non è in accordo col diritto Ue e internazionale», tuona l'Unhcr. «Dovremo vedere quali saranno le garanzie», avverte il direttore per l'Europa Vincent Cochetel. Ma la risposta dell'esecutivo comunitario non tarda ad arrivare: «Le leggi saranno rispettate», rassicura il vicepresidente Frans Timmermans. Tra i principali nodi da sciogliere per finalizzare l'intesa con la Turchia la questione dei reinsediamenti dei siriani, i tre miliardi in più chiesti da Ankara e l'apertura di nuovi capitoli per l'adesione all'Ue.

Sui reinsediamenti l'opposizione arriva soprattutto dai quattro Paesi di Visegrad, guidati dall'ungherese Viktor Orban. Nella dichiarazione finale del summit hanno fatto inserire: «Il presente documento non fissa nuovi impegni per gli Stati membri per quanto riguarda ricollocamenti e reinsediamenti». Ma fonti Ue sottolineano che lo schema si effettua su base volontaria e si spera di superare così l'ostacolo. Inoltre si ragiona sulla possibilità di destinare i 54mila ricollocamenti, di cui mesi fa Budapest aveva rifiutato di beneficiare, ai siriani dalla Turchia. Un'idea che ha già avuto riscontri positivi dei premier ceco Bohuslav Sobotka e polacca Beata Szydlo. Sui capitoli negoziali per l'adesione, restano da vincere le resistenze di Cipro, magari pensando ad una contropartita. I

SALE IL BILANCIO DEI MORTI
Intanto, mentre il bilancio dei migranti morti nel Mediterraneo da inizio anno è salito a 444 (dati Oim), la situazione alla frontiera tra Grecia e Macedonia, a Idomeni, continua ad essere critica: un vero inferno di pioggia e fango per 15mila.
Per la dichiarazione del vertice loro sono fantasmi: «I flussi irregolari di migranti lungo la rotta dei Balcani occidentali si sono esauriti», recita. «La rotta non esiste più e la Slovenia permetterà l'ingresso solo di coloro che saranno in possesso di documenti in regola per l'area Schengen», commenta il primo ministro sloveno Miro Cerar. Si comporta di conseguenza Belgrado, che fa sapere che adotterà misure reciproche alle frontiere con Macedonia e Bulgaria: «Considerando le decisioni adottate da un Paese membro dell'Unione europea, la Serbia non può consentire che il suo territorio diventi un campo profughi», dice il ministero dell'interno serbo in un comunicato. Infine la cancelliera tedesca non ha ancora digerito «l'azione unilaterale» di Vienna e domani ne parlerà col vicecancelliere austriaco Reinhold Mitterlehner
Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 16:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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