Caos Libia, rischia l'intesa con l'Italia sui migranti

Martedì 4 Settembre 2018 di Valentina Errante
Caos Libia, rischia l'intesa con l'Italia sui migranti

Le prime conseguenze del nuovo caos libico potrebbero diventare tangibili in tempi strettissimi e riaprire una questione che, dopo gli accordi stretti dall'ex ministro degli Interni Marco Minniti e lunghe trattative diplomatiche, sembrava oramai superata. I numeri delle partenze dalla Libia, ridotti di più dell'80 per cento rispetto allo scorso anno, potrebbero tornare ad essere quelli dei primi sei mesi del 2017. E i problemi potrebbero riguardare anche la questione sicurezza, perché nel disordine totale non si esclude che a lasciare il paese e approdare in Europa possano essere anche persone vicine agli ambienti della jihadisti. Due giorni fa dalle carceri sono evasi in 400. Proprio in un momento in cui è in corso il cambiamento ai vertici della nostra intelligence.

Nessuno degli interlocutori dell'Italia è più in grado di controllare il territorio. E anche le intese che puntavano ad arginare il flusso di ingressi a sud della Libia, dal Niger, adesso, sembrano sfumare del tutto.
Non solo le partenze potrebbero riprendere, ma è a rischio anche quell'intesa che, tra le critiche, già in epoca Minniti, ha portato alla Guardia costiera libica a intervenire bloccando i barconi e che, da giugno, con l'ok dell'agenzia dell'Onu ha riconosciuto al paese nordafricano competenza su una zona Sar (search e rescue). Se l'Europa ha negato che in Libia ci fossero porti sicuri, sarà impossibile che adesso, con le milizie già a Tripoli, chi fugga possa essere riportato indietro.

IL TERRITORIO
I miliziani non sono ancora arrivati nel cuore di Tripoli, ma è chiaro che Serraj, a capo del governo di unità nazionale riconosciuto dall'Onu, non è più in grado di controllare il territorio e rispettare gli accordi stretti con l'Italia. Gli accordi italiani, tra l'altro, non riguardavano soltanto Tripoli. Minniti aveva incontrato il generale Haftar, leader in Cirenaica, aveva stretto intese pure con i capi delle tribù. Cercando di arginare il flusso migratorio, l'impegno dell'Italia aveva riguardato anche i paesi confinanti con la Libia, quelli dai quali aveva origine il grande flusso migratorio. Per questa esigenza era nato il Fondo Africa e una partnership stretta con il Niger. Anche se il piano, del ministero della Difesa, che prevedeva un secondo invio di militari, non è decollato del tutto. Con altre polemiche con la Francia.

RISCHIO SICUREZZA
Due giorni fa, 400 persone sono evase dalle carceri, molti erano considerati terroristi. Nonostante le rassicurazioni sul fatto che gli evasi siano stati ricollocati, l'eventualità che, nel caos, alcuni siano sfuggiti alla cattura e possano tentare di lasciare il paese non è esclusa. E del resto nessuno ha un quadro chiaro di cosa stia esattamente accadendo in questo momento in Libia.

I NUMERI
Era giugno 2017, quando in meno di tre giorni il numero dei migranti, partiti dal Nord Africa e salvati nel Mediterraneo, aveva superato quota 10mila. I numeri dell'emergenza avevano portato l'allora ministro dell'Interno Marco Minniti a rientrare anticipatamente in Italia, interrompendo il viaggio istituzionale a Washington. Gli accordi erano scattati subito dopo e il trend degli sbarchi era sceso subito di oltre il 50 per cento. Minniti aveva garantito sostegno economico a iniziative libiche e assicurato assistenza sanitaria in cambio di un controllo delle coste. Tra l'inizio di gennaio e i primi giorni di settembre del 2017 gli sbarchi in Italia erano stati 99.851 (di cui 94.583 dalla Libia). Nello stesso periodo del 2018 sono 20.159 (di cui 12.322). A settembre scorso erano già in diminuzione dell'80 per cento.
 

Ultimo aggiornamento: 17:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA