Trasloco per sessanta tonnellate di vongole

Sabato 20 Aprile 2019
CHIOGGIA
E' stata una gigantesca operazione di trasloco quella compiuta dai vongolari del Cogevo di Chioggia: almeno 50 barche impegnate e oltre un centinaio di operatori per spostare 60 tonnellate di vongole, allo stadio seminale (circa 20 milioni di esemplari), dal Delta del Po al mare di Sottomarina. Un'operazione iniziata alle cinque e mezza di mattina e conclusa nel primo pomeriggio, per la quale nessuno è stato pagato e tutti si sono sobbarcati le relative spese. Può sembrare un paradosso, eppure è con questo sistema che, da quasi vent'anni, i pescatori di vongole di mare, difendono il loro mestiere, il loro reddito e la salute dei consumatori. «Siamo diventati le sentinelle del mare dice il loro presidente, Michele Boscolo Marchi vent'anni, e oltre, fa, non c'erano problemi. Le vongole si trovavano quasi ovunque e bastava andare in mare per raccoglierle. Poi sono cominciate le morìe, trovare i banchi di molluschi è diventato sempre più difficile e quelli che venivano sfruttati non crescevano più per molte stagioni, le aree di riproduzione si spostavano. Come mai? Non lo sappiamo. La sempre maggior presenza umana e di insediamenti produttivi sul litorale e in mare, il giro delle correnti, l'inquinamento? Possiamo solo fare ipotesi, ma abbiamo dovuto cambiare metodo di lavoro». Un metodo che ora consiste nell'accompagnare i cicli naturali della risorsa. «Individuiamo le aree nursery, quelle dove il seme si accumula spontaneamente, come le foci di Pila e di Maistra del Po. Ne preleviamo una minima quantità (60 tonnellate non sono neppure il 5% del totale) che, altrimenti, non crescerebbe per la troppa densità, e la portiamo in aree che sono, invece, vocate alla crescita, in modo che dai 2 grammi del prodotto seminale, si possa arrivare ai 5 grammi del prodotto adulto e poi lo preleviamo».
OPERAZIONE
Ci vogliono mesi, per questa operazione: le vongole traslocate in questo periodo saranno pronte per Natale, il periodo di miglior mercato del prodotto. E, intanto, si osservano lunghi periodi di fermi biologico non remunerati: metà barche del Cogevo sono ferme da metà marzo e riprenderanno il lavoro a metà giugno, le altre, dal 31 marzo, riprenderanno a luglio: tre mesi dei quattro o cinque osservati ogni anno, a fronte di un obbligo di legge di due mesi. Per evitare il sovrasfruttamento della risorsa che la farebbe scomparire ma anche per tenere il livello di prezzo del prodotto che garantisce il reddito delle famiglie. Un reddito senza il quale si aprirebbero le porte al commercio illegale (che ancora segna altri settori della pesca) e ai rischi conseguenti per i consumatori.
Diego Degan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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