Stando al sondaggio dell'Osservatorio Nordest pubblicato ieri dal Gazzettino, la

Giovedì 22 Ottobre 2020
Stando al sondaggio dell'Osservatorio Nordest pubblicato ieri dal Gazzettino, la maggioranza delle persone dichiara di evitare le tentazioni dei giochi d'azzardo. Solo pochi ammettono di acquistare i gratta e vinci. E anche questi, forse, lo fanno per divertimento, senza dar troppo peso alla cosa. Quasi tutti si rendono conto che con i giochi d'azzardo, per esempio con il lotto, sui tempi lunghi si perdono soldi. Eppure abbiamo una non trascurabile minoranza di persone che non solo è tentata dall'azzardo ma che non può proprio farne a meno. Viene così violata quella che nel mio libro Frugalità ho suggerito come buona regola di vita: domandarsi sempre se si è capaci di fare a meno di qualcosa e smettere subito di farla se si sente che per noi è diventato difficile rinunciarvi. Suggerimento purtroppo spesso ignorato.
Domandiamoci allora: perché ci sono persone che non possono fare a meno di un gioco d'azzardo? Ignorano forse che le probabilità sono a loro sfavore? No, lo sanno. Lo sanno benissimo. Il fatto è che costoro non giocano né per abitudine, né per divertirsi, né per vincere soldi. Giocano per sfidare la sorte e la sfida può diventare una droga. Una droga immateriale di cui la mente, e non il corpo, diventa dipendente. Non importano modi e mezzi: questi cambiano con le circostanze e le culture. Il minimo comun denominatore è però sempre il gusto per il rischio. Sfidare la sorte in un bar giocando con le slot machine è semplice. Più complicato è cercare di scalare la pericolosa parete nord dell'Eiger, una montagna svizzera dove la sosta, prima della vetta, si chiama bivacco della morte. Molti alpinisti hanno perso la vita su quella montagna. Quando mio padre raccontò a me bambino la prima scalata riuscita dell'Eiger da parte di alpinisti tedeschi osannati poi da Adolf Hitler, non mi diede una versione gloriosa della sfida alla morte (forse perché scampato da un campo di concentramento nazista?). A modo suo, però, cercò di fare capire ai figli perché si può provare il gusto per il rischio, anche se in scenari meno eroici e drammatici. Quando arrivavano sulla tavola le noci, mio padre dava la possibilità ai figli di prendere tre noci senza garanzia, cioè senza rimpiazzo di quelle eventualmente guaste, oppure due noci con garanzia, con la sostituzione di quelle avariate. Io sceglievo sempre tre senza garanzia. Mio fratello Giovanni preferiva due con garanzia. Un giorno, mio padre mi disse: Ricordi il tuo stupore incredulo al racconto della sfida rischiosa degli alpinisti alla montagna svizzera?. Mi aveva così indotto a riflettere sul fatto che anch'io sfidavo la sorte, seppure in formato ridotto e casalingo. Avevo imparato una lezione: puoi sfidare la sorte se, come nel caso delle noci, puoi calcolarla, tenerla sotto controllo, padroneggiare l'azzardo senza che questo diventi il tuo padrone.
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