«Pestato dai bulli». Il racconto non convince

Sabato 25 Maggio 2019
«Pestato dai bulli». Il racconto non convince
IL CASO
VENEZIA Di sicuro c'è solo che un trentenne di Mestre giovedì mattina, attorno alle 4.30, si è presentato all'ospedale all'Angelo per la frattura di una spalla e una serie di contusioni. Di certo, c'è anche che a spedirlo in ospedale è stata un'aggressione non distante dal ponte San Polo poco dopo l'una di notte. Quando il trentenne, che lavora in una Coop nelle isole di Venezia, tornava ubriaco da una festa tra amici.
Che a colpirlo sia stata la baby gang terrore del centro storico di Venezia, è un'ipotesi che i carabinieri del Reparto Operativo di Venezia hanno vagliato e via via sempre più accantonato durante la giornata di ieri.
Anche grazie alla mano offerta dalle telecamere di sicurezza di una gioielleria che hanno ripreso il trentenne avvicinarsi a una coppia di persone, forse tre. Tutte, comunque, adulte.
LA DENUNCIA
Cosa sia successo dopo, è quanto gli inquirenti stanno provando a verificare, partendo dalla denuncia depositata dal trentenne in caserma nel tardo pomeriggio di giovedì. Ai militari, il dipendente della Coop ha raccontato di essere stato avvicinato da due giovani ragazzi che gli avevano chiesto una sigaretta. Poi lo avevano minacciato per farsi consegnare lo smartwatch e una collanina d'oro. Al suo rifiuto lo avrebbero pestato chiamando in rinforzo altri sei ragazzi, tutti giovani. Per scappare, il trentenne - racconta ancora in denuncia - si sarebbe buttato in canale ma i bulli lo avrebbero aspettato dall'altra parte della riva e lì lo avrebbero riempito di botte. La salvezza sarebbe arrivata poco dopo quando, raggiunto piazzale Roma dove aveva appuntamento con un amico, sarebbe poi arrivato all'Angelo. Dov'era uscito giovedì attorno a mezzogiorno con una prognosi di 30 giorni per la frattura alla spalla e i tanti lividi causati da un fine serata su cui si sta indagando.
LE INDAGINI
Qualcosa però non sembra tornare nel gioco di sovrapporre la versione della vittima e le prime risultanze del lavoro dei carabinieri. Su tutte, proprio l'età e la composizione del gruppo con cui si sarebbe scontrato il trentenne.
Dalle immagini offerte dalla telecamera di sicurezza della gioielleria, si vedono sì delle persone parlottare con la vittima, ma sono tutte adulte. Di giovani, nessuno. Di giovanissimi, men che meno. Come è diverso il numero dei protagonisti dell'aggressione. In denuncia ci si avvicina a dieci, ma le indagini raccontano di non più di tre. Al vaglio dei carabinieri anche il motivo del tuffo in acqua del mestrino, arrivato in ospedale con un tasso alcolico ben al di sopra di quanto consentito dalla legge. Cosa sia successo è quindi ancora tutto da verificare.
IL PREFETTO
Chiaro comunque che l'incubo baby gang sia tornato a serpeggiare tra calli e campielli, in un periodo di relativa calma dopo le ammonizione del questore e un primo giro di vite arrivate un mese fa. «Bisogna comunque tenere alta l'attenzione - ha dichiarato il prefetto Vittorio Zappalorto - perché c'è il rischio che questi ragazzi tornino a colpire. Serve la repressione come primo argine, ma serve poi lavorare sulle ragioni culturali del fenomeno».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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