Palù: «La terza dose sarà per tutti» Ok al mix con il siero antinfluenzale

Giovedì 28 Ottobre 2021
Palù: «La terza dose sarà per tutti» Ok al mix con il siero antinfluenzale
LA LOTTA AL VIRUS
VENEZIA La terza dose di vaccino anti-Covid è necessaria per tutti. È quanto sostiene il presidente Aifa Giorgio Palù, intervenuto ieri sera alla Scuola Grande di San Rocco in occasione della conferenza Le pestilenze del passato a Venezia e la pandemia da Covid-19 dei giorni nostri, insieme all'avvocato Danilo Riponti, giurista e storico del Medioevo.
L'EFFICACIA DEI VACCINI
«Sulla base degli studi si sta vedendo che i vaccini mantengo alta la loro efficacia, oltre il 90%, nel prevenire forme gravi e l'evento mortale, anche con la variante Delta. La protezione immunitaria però cala nel tempo, sarà quindi importante somministrare la terza dose a tutta la popolazione. - dice - Moderna ora ha avuto l'approvazione dall'Ema per una dose ridotta da 100 microgrammi a 50 microgrammi, Pfizer invece continua sulla stessa linea». Sfatati poi i timori sul fare insieme terza dose e antinfluenzale: «Oggi si fanno tanti vaccini in una dose sola, il nostro sistema immunitario può rispondere individualmente a 10mila antigeni diversi. In questo caso abbiamo due antigeni purificati, quindi non c'è nessuna incompatibilità».
GLI UNDER 12
Diversa la faccenda per quanto riguarda i bambini under 12: «Si sta valutando. Tre sono i parametri: la qualità, non messa in discussione, l'efficacia e la sicurezza per questa specifica categoria. I bambini hanno meno rischi, andrà quindi valutato eticamente il rapporto rischio-beneficio». Durante la conferenza si è parlato poi di come la storia della Serenissima abbia insegnato come contenere le malattie: «La peste del 1348 fu un terribile shock per la città, che sembrava una tomba: da 110 mila abitanti si passa a 50 mila» dice Riponti. Venezia dopo il 1348 sviluppa la capacità di elaborare una serie di idee per contrastare le epidemie, in particolare grazie alla nomina, da parte del Maggior Consiglio, di tre saggi destinati a risolvere i problemi di salute pubblica. Tutte strategie attuate anche oggi: «Tintoretto nel 1576 restò confinato in casa perché Cannaregio era in una sorta di lockdown» dice Riponti, spiegando che attenzione era data all'igienizzazione, inoltre c'era anche il Green pass che, ben accettato, era chiamato fede di sanità. «Oggi il Green pass è uno stratagemma usato per venire incontro all'incapacità di imporre l'obbligo vaccinale - afferma Palù - Molti sono no-vax perché hanno semplicemente paura. Serve allora rinforzare il sistema sanitario territoriale e i medici di famiglia».
L'EPOCA DEI LAZZARETTI
Importante all'epoca della Serenissima fu poi l'istituzione dei lazzaretti: «Quello vecchio realizzato nel 1423 per curare i malati, oggi paragonabile alle rianimazioni, e quello nuovo del 1468 adibito alla quarantena, che rispecchia le attuali misure di isolamento domiciliare», spiega Palù, ricordando poi che con la peste del 1575-1577 incomincia a svilupparsi un approccio scientifico. Tutte misure, ricorda poi Riponti, che dalla peste nera del 1348 a quella del 1575 videro una riduzione della mortalità dal 50 al 20%. Significativo poi il caso della peste del 1630 che nasce dalla violazione di misure sanitarie: in città arriva l'ambasciatore del Duca di Mantova, il marchese de Strigis che, pur non sentendosi bene, non vuole sottostare all'isolamento, causando di nuovo la diffusione del morbo.
Francesca Catalano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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