Mirko Artuso

Oggi abbiamo superato il confine tra Trentino e Veneto e dopo

Domenica 9 Agosto 2020
Mirko Artuso

Oggi abbiamo superato il confine tra Trentino e Veneto e dopo un paio di chilometri siamo arrivati alla stazione di Primolano e improvvisamente è spuntata tra i filari di vite in fondo vicino al deposito una locomotiva a vapore nera come un corvo di guardia al portone. Da queste parti è tornato il treno a vapore: fendendo l'aria con la boria del primo della classe e uno sbuffo di fumo che alza e pervade il paesaggio e poi lentamente svanisce. Come nei film di quando ero bambino, un centoporte che si apre ad ogni scompartimento: La Regina è la locomotiva a vapore, una FS Gr 685-196, del 1920, di cui ne sono rimaste solo due, in Italia, ancora operative. Quando non sbuffa dorme nel deposito. Teatro in carrozza. Il treno e la vecchia locomotiva diventavano un vero e proprio palcoscenico di un teatro fra i binari.
Uno spettacolo itinerante andato in scena tra Bassano e Primolano nello stile del Teatro del Pane. L'inedito viaggio teatrale su un antico treno a vapore partiva dalla stazione di Bassano e, lungo la Valbrenta, ha fatto tappa nelle stazioni di Carpanè e Primolano. Un viaggio fantastico tra parole e immagini, divertimento e poesia, in compagnia di una bizzarra famiglia, una acrobata e uno stralunato capostazione. Camminando incontro anche un pescatore e subito mi viene in mente il pescatore di San Stino di Livenza di cui racconterò stasera (ieri per chi legge) nello spettacolo Pescatori di Frodo in compagnia di Massimo Cirri per OperaEstate Festival.
Felice di nome Canarìn di soprannome. L'ho conosciuto grazie al bellissimo libro Il senso della lumaca e altre storie scritto da Lucio Carraro e Gino Bortoletto e edito da SlowFood Editore. Vive a Ceggia in provincia di Venezia. Uno degli ultimi pescatori di fiume, di professione intendo, l'ultimo che si è guadagnato da vivere facendo il pescatore di fiume per tutta la vita. Siamo seduti sulla riva della Livenza, un altro fiume femmina come la Brenta, che da Motta di Livenza in giù scivola sinuoso... come le sue anguille, l ho sempre dit mi, la è proprio bèa a Livenza ... me lo dice andando su e giù con la voce, sembra che segua l'andamento del fiume. Felice è un uomo minuto ma energico, dal taschino della maglietta si vede sbucare la sagoma di un pacchetto di sigarette ma lui, anche se siamo all'aperto non fuma, per rispetto (forse)...
La bottiglia di Tocai, invece, quella va stappata subito... per sciogliere la lingua e cominciare a parlare. Con la velocità di un gatto sale sulla scala che lo porta dentro al suo Casone, un capanno di canne palustri costruito sul fiume. Versa il vino nei bicchieri scompagnati ... sai quelli che ti regalava la Nutella anni fa e dice: saute... evviva! Felice è parte integrante della Livenza... è tutt'uno con questa linfa che lo accoglie e lo alimenta come una madre. Non gli sfugge niente di questo fiume lo conosce in profondità, dentro l'acqua e fuori dall'acqua. I fiumi regalano sempre meravigliose sorprese...soprattutto camminando lentamente.
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