Marghera, ora si muovono i cinesi

Venerdì 26 Gennaio 2018
Marghera, ora si muovono i cinesi
UN ALTRO QUARTIERE
MESTRE Un gigantesco teatro aperto 365 giorni l'anno per mostrare ai cinesi la storia di Marco Polo. È il veneziano più conosciuto in Cina e i cinesi vengono a milioni ogni anno a visitare Venezia, e cresceranno molto ancora nei prossimi anni, come hanno dimostrato gli incontri che si sono tenuti nei giorni scorsi durante l'inaugurazione dell'Anno del turismo Europa-Cina che, non a caso, si è tenuta in centro storico.
Il teatro lo vuole costruire un gruppo cinese che è già in trattativa avanzata per acquistare dieci ettari nella prima zona industriale dove nacque Porto Marghera, e dove oggi ci sono il Vega e fabbriche come Pilkington. Il progetto prevede di realizzare il grande teatro con tutta una serie di edifici a servizio dell'attività, come una foresteria per gli ospiti, esercizi di ristorazione, parcheggi e altre strutture commerciali. E questo gruppo non è il solo interessato a quella zona perché ce n'è un altro, pare sempre di cinesi, che sta valutando di investire.
SPAZIO PER TUTTI
Ecco cosa intendeva dire il presidente di Confindustria Venezia e Rovigo, Vincenzo Marinese, quando mercoledì della scorsa settimana aveva annunciato che sono in corso contatti con imprenditori cinesi che vogliono investire sui 2.200 ettari della zona industriale e soprattutto quando ha aggiunto: «Non voglio ritrovarmi qui a parlare tra 20 anni solo di cadaveri. Questi spazi nei prossimi quindici anni non saranno riempiti solo da industria. Noi dobbiamo renderli fruibili cercando di preservare le attività esistenti. Il no a priori non funziona».
Chiaro? L'industria, per il presidente degli Industriali, va preservata, ma c'è spazio anche per altro, come ad esempio il teatro per Marco Polo o le altre iniziative legate al turismo. D'altro canto è stato il Comitatone, lo scorso 7 novembre, a stabilire che le grandi navi da crociera dovranno essere sistemate lungo la sponda nord del canale industriale Nord di Porto Marghera, vale a dire appunto nella prima zona industriale. Senza contare che entro qualche anno sarà pronta la nuova viabilità che finalmente collegherà quella sacca con Venezia e il resto del territorio. Ovvio che chi ha soldi a disposizione da poter mettere in un progetto a medio-lungo termine, senza ritorni immediati, pensi a quei terreni. Non a caso in Comune ci sono molte richieste per costruire alberghi: quella insomma potrebbe diventare un'altra zona ricettiva come lo sta diventando quella tra la stazione dei treni e via Ca' Marcello, solo che ci sono molti spazi in più e, oltre agli hotel, potrebbero trovare posto altre attività urbane come appunto il teatro dei cinesi che trasformerebbero la prima zona industriale in un nuovo quartiere cittadino. A meno di un tiro di schioppo da lì, inoltre, c'è l'area dei Pili dove la società Porta di Venezia intende realizzare il palaspoprt della Reyer, un albergo e attività commerciali oltre a parcheggi. Solo che quei 40 ettari, dal punto di vista urbanistico, sono destinati ad attività di completamento del parco di San Giuliano (e questo dai tecnici è considerato un vincolo contro il palasport), mentre l'adiacente prima zona industriale è destinata ad attività produttive. Da quando nel 1993 è stato aperto il primo nucleo del Vega parco scientifico, però, l'aspetto di via della Libertà e via delle Industrie ha cominciato a mutare divenendo un mix tra attività di ricerca e professionali e di stabilimenti. Chiaro che per spingere ancora di più verso la trasformazione serviranno degli atti urbanistici del Comune e del Porto, ognuno per le proprie competenze, ma, come ha detto il presidente Marinese, spazio ce n'è per tutti e «stiamo vivendo un momento d'oro, siamo di fronte a uno spartiacque: o sposiamo il pessimismo o l'ottimismo».
OPPORTUNITÀ PER IL VEGA
E a proposito di ottimismo, se arriveranno nuovi investitori nell'area, anche per le sorti del Vega potrebbe essere la volta buona che riuscirà a vendere gli immobili da anni all'asta per riuscire a recuperare i 15 milioni di euro di buco lasciati dalle precedenti gestioni: fino ad ora il concordato ha messo all'asta senza successo la testata nord ovest dell'edificio Lybra, l'Auriga, e l'area compresa tra il padiglione del Pala Expo e via della Libertà, con affaccio sul canale Brentella; ma potrebbe procedere anche col secondo lotto che comprende pure la torre Hammon (il simbolo del Vega), escludendo solo il Porta dell'Innovazione che è del Comune.
Elisio Trevisan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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