Maimouna e gli altri I rifugiati ora sono chef

Venerdì 1 Dicembre 2017
Maimouna e gli altri I rifugiati ora sono chef
LE STORIE
VENEZIA Hanno un sogno, rincorso dopo anni di fughe; un lavoro, una passione, quella di cucinare. Arrivano da Afghanistan, Somalia, Kossovo, Gambia, Costa d'Avorio, Pakistan, Senegal e altri ancora.
Loro, sono i ragazzi che hanno partecipato al concorso Refugees Masterchef, che l'altra sera al Barbarigo ha regalato a otto rifugiati il sogno di un posto di lavoro in un ristorante. Sono ospitati da alcune cooperative e associazioni del Veneto come Villaggio Globale, Gea e il Buon Pastore nella provincia di Venezia. Fuggono dalla guerra che ha ucciso le loro famiglie o da tragiche vicende che hanno messo a rischio la loro vita. Il loro viaggio per venire qui è stato lungo e difficile, hanno vissuto situazioni terribili sulla loro pelle, situazioni difficili da immaginare, soprattutto quando si parla di adolescenti di 16, 17 o 18 anni. Ma fortunatamente sono sopravvissuti e non hanno perso la speranza in una vita migliore.
LA FUGA DI MAIMOUNA
Il loro viaggio in certi casi è durato anni, come quello della vincitrice del concorso: Maimouna Mamadi, senegalese di 42 anni appassionata di cucina che, per salvarsi la vita è scappata dalla sua città andando prima in Mauritania, dove ha lavorato come domestica e poi in un ristorante, e successivamente in Marocco, dove insieme ad una sua amica preparava riso da vendere in banchetti ambulanti. Da lì si è spostata in Algeria dove ha incontrato una persona che le promette un lavoro in Libia come chef in un ristorante. Ma Maimouna in quel ristorante non è mai arrivata a causa della situazione di totale caos politico e militare esistente nel paese. In Libia viene detenuta per un certo periodo e poi approda nell'agosto del 2016 in Sicilia. Maimouna frequenta a Padova la scuola secondaria, parla già bene italiano e tra poco inizierà il tirocinio in uno dei ristoranti della catena Orient Exeperience, coronando finalmente il suo sogno di diventare chef.
IL SOGNO DI HAMED
Un'occasione che Hamed Ahmadi, ideatore della competizione, è felice di offrire. Hamed, ha 36 anni, è afghano ed è arrivato in Italia nel 2006 per presentare come regista un documentario alla Mostra del Cinema di Venezia. In seguito ha chiesto lo status di rifugiato per scappare dalla guerra che stava devastando il suo paese, trascorrendo alcuni mesi nel centro di accoglienza a Tessera. «Dopo poco sono arrivati alcuni ragazzini afghani dai 14 ai 17 anni, i primi a Venezia, e io mi sono trovato a fare da mediatore linguistico racconta Hamed - Spesso ci facevamo da mangiare da soli organizzando pranzi in cui ognuno aveva il compito di cucinare un piatto, legato al suo paese d'origine o scoperto durante il lungo viaggio che lo aveva portato in Italia. Un viaggio durissimo attraverso Pakistan, Iran, Iraq, Turchia, Grecia. E ad ogni confine i soldi finivano e i ragazzini erano costretti a fermarsi per lavorare (spesso in locali e ristoranti) per racimolare qualche soldo. Così accumulavano esperienze di piatti e sapori diversi, esperienze che poi abbiamo condiviso tutti insieme». Nasce così l'idea di un ristorante con un menu legato al cibo incontrato durante questi viaggi di speranza, un cibo in cui le tradizioni si mescolano generando qualcosa di nuovo. Oggi Hamed insieme ai suoi due soci ha quattro ristoranti: tre a Venezia (Orient Experience 1 e 2, Africa Experience) e uno a Padova dove hanno trovato lavoro molti ex rifugiati.
IL LAVORO DI HASSAN
Ed è proprio qui che lavorerà anche Hassan, diciassettenne somalo che si è aggiudicato il sesto posto presentando un piatto libico: maccheroni con pesce. Hassan è fuggito dal suo paese quando aveva 16 anni dopo aver perso entrambi i genitori. Ha attraversato da solo paesi dilaniati dalla guerra come il Sudan e lo Yemen arrivando in Libia e poi via mare in Italia, un anno dopo. Anche Hassan, oltre al calcio, ama la cucina e ama soprattutto scoprire e sperimentare nuovi sapori: il suo modo per entrare in contatto con gli altri. Incontrare e conoscere culture diverse dalla propria attraverso il cibo è uno dei processi più immediati che si possa immaginare.
Alice Carlon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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