La Biennale riflette sulle crisi

Giovedì 16 Luglio 2020
La Biennale riflette sulle crisi
LA MOSTRA
La Biennale non si arrende. Il periodo di pandemia ancora in corso ha costretto a posticipare la Biennale d'Architettura di un anno e a far slittare di conseguenza anche la Biennale d'Arte al 2022. Così l'Istituzione, che si è sempre rivolta al futuro, quest'anno ha deciso di guardare al passato con la mostra Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, realizzata dall'Archivio Storico della Biennale - ASAC, in collaborazione con altri archivi nazionali ed internazionali, e curata per la prima volta da tutti e sei i direttori dei settori artistici: Cecilia Alemani (Arte), che è anche la coordinatrice del progetto, Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro) e Hashim Sarkis (Architettura). «Il titolo è un omaggio ai sei settori artistici della Biennale paragonati alle muse delle arti figlie di Zeus e Mnemosine, ma anche un rimando alle Muse Inquietanti di De Chirico. - spiega Alemani - L'occasione sono i 125 anni dalla fondazione della Biennale, momento unico per tirare le fila di quanto accaduto in tutti questi anni e raccontare il secolo breve in cui l'Istituzione è cresciuta e si è sviluppata».
MATERIALI
La mostra si svolgerà dal 29 agosto all'8 dicembre nel Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale e, attraverso materiali di archivio, fotografici e audiovisivi, filmati rari, documenti storici, installazioni e opere d'arte, ripercorrerà alcuni tra i momenti fondamentali a cui la Biennale non solo ha assistito ma ne è stata anche espressione. Vero testimone privilegiato di molteplici cambiamenti, l'Istituzione dalla fine dell'800 ad oggi ha infatti registrato come un sismografo i sussulti della storia e le metamorfosi del gusto e del comune senso del pudore, tra scandali e censure. Nel tempo inoltre è stata palcoscenico per manovre diplomatiche e alleanze politiche, ma anche proteste e celebrazioni in cui le arti si sono legate a stravolgimenti del costume e mutazioni culturali, fino ad arrivare agli anni'90 quando ha adottato nuovi linguaggi artistici che hanno segnato un'espansione dei confini globali.
Il percorso tra le sale si svilupperà a partire dagli anni del Fascismo, con la creazione dal parte del segretario Generale Antonio Maraini della Biennale come Ente autonomo e il racconto di come la Mostra del Cinema venne usata per propaganda fascista. Il periodo della Guerra Fredda sarà raccontato attraverso opere di Pablo Picasso e del movimento Il Fronte Nuovo delle Arti, insieme ad una mostra sull'Impressionismo e sulla collezione di Peggy Guggenheim. Un focus sul '68 porrà l'attenzione sulla contestazione degli studenti per l'apertura della mostra e quella degli artisti per la militarizzazione dell'inaugurazione, continuando con le Biennali di Carlo Ripa di Meana del 74-78 con il cambio dello statuto e della struttura che prevede un programma più interdisciplinare e diffuso in città. Infine si arriverà al Postmoderno e alla prima Biennale di Architettura, per giungere agli anni '90 con l'inizio della globalizzazione. Particolarmente importante in mostra sarà l'apporto del settore cinema: «Cartina tornasole dei rapporti tra la Biennale e le trasformazioni sociali, economiche, di costume, e qualche volta di morale ed etica - ha detto Alberto Barbera -. Attraverso il cinema, che è una sorta di lente di ingrandimento, si può capire meglio il rapporto complesso fatto di fratture, contraddizioni e momenti entusiasmanti tra la grande storia del 900 e la storia della Biennale».
INTUIZIONE
La mostra, partita come una buona intuizione ancora prima che il covid si facesse avanti e pensata in parallelo alle altre esposizioni, con l'annullamento della Biennale Architettura, e quindi la disponibilità del padiglione centrale ai Giardini, si è ampliata ed è diventata il progetto cardine di quest'anno. Inoltre per il periodo sarà possibile visitare con delle guide le architetture dei padiglioni nazionali, quest'anno godibili per le loro forme e caratteristiche che li contraddistinguono. «La mostra, prima ancora di disdire Biennale Architettura, era nata dall'idea di far dialogare di più le varie arti. Avevamo chiesto ai curatori di mettersi insieme su un tema per raccontare la Biennale - ha detto il neopresidente dell'Istituzione, Roberto Cicutto -. Primo spunto l'aveva dato Antonio Latella, che aveva proposto di fare una mostra sugli episodi di censura, ma poi abbiamo scoperto che la Biennale non ha mai censurato niente e nessuno, casomai ci sono stati episodi di autocensure, polemiche successive o reazioni della politica. Con le disponibilità del padiglione Centrale abbiamo deciso di implementare l'iniziativa per raccontare i passaggi salienti di crisi, successo e cambiamento nei 125 anni di storia dell'Istituzione in tutte le 6 discipline, eccetto il coronavirus, che però sarà oggetto di convegni paralleli alla mostra».
Francesca Catalano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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