L'ANNIVERSARIO
«Siete curiosi? Allora vi racconto la prima lunga e pericolosa

Giovedì 19 Settembre 2019
L'ANNIVERSARIO
«Siete curiosi? Allora vi racconto la prima lunga e pericolosa navigazione attorno al mondo, nell'anno del Nostro Salvatore 1519, cominciato trovandomi in Spagna alla corte del Serenissimo Re de' Romani e col reverendo monsignor Francesco Chiericati, protonotario apostolico». Ci sa fare Antonio Pigafetta, veneto di Vicenza, colto umanista sognatore, partito il 20 di settembre di 500 anni fa, da Sanlúcar di Barrameda (Spagna) per la prima circumnavigazione del globo organizzata dal portoghese Ferdinando Magellano con cinque navi dirette alle Molucche, le isole delle spezie. L'obiettivo era trovare un percorso verso ovest che evitasse l'Oceano indiano (e i portoghesi) e le rotte dei turchi, evitando Africa e Asia dove i commerci erano gestiti da veneziani e genovesi.
ANTONIO
In quella data il vicentino ha 27 anni circa - non sono certe date di nascita, e morte, 1534 (?) - una voglia enorme di conoscere e sa di affrontare rischi inimmaginabili: sarà tra i 18 imbarcati sulla Victoria tornati. Erano partiti 237 con 5 caracche; ma forse erano 260. Spagnoli in maggioranza, 26 italiani, 25 portoghesi, 19 francesi ma anche tedeschi, olandesi, irlandesi, neri, greci, orientali e un inglese. Senza il suo diario di bordo il nome di Magellano, ucciso nelle Filippine nel 1521, probabilmente sarebbe passato quasi inosservato.
VIAGGIO RECORD
Con la Victoria, che galleggiava a malapena Pigafetta e compagni (il vicentino non nominerà mai nel diario il comandante pilota, non sempre amico di Magellano) vennero percorse 14.460 leghe. Il viaggio era stato terribile ma quegli uomini avevano dato la prova della sfericità della terra e che si poteva navigare uno stretto all'estremità del sud America. Il corsaro inglese Francis Drake, 50 anni dopo, sarà il secondo a riprovare quel viaggio.
ABBIAMO PERSO UN GIORNO
Una delle scoperte più stupefacenti venne dal meticoloso diario di Pigafetta. Il comandante Elcano assieme a Pigafetta e agli altri 16 superstiti, rientrarono con la Victoria (ridotta a navigare con vele di fortuna mentre imbarcava acqua) a Sanlúcar de Barrameda, il 6 settembre 1522, due anni, 11 mesi e 17 giorni dopo essere salpata nell'Atlantico, ma oltre 3 anni dall'inizio vero e proprio del viaggio. Nello scalo a Capo Verde vennero avvisati che era giovedì mentre il diario di bordo segnava mercoledì. Geografi e scienziati spiegheranno il perché; e forse questa è, scientificamente, la scoperta principale: si perde un giorno se si segue il cammino del sole da Oriente ad Occidente. Il tempo era diventato altra cosa dal conosciuto.
VENEZIA INCURIOSITA
È il 7 novembre del 1523 quando Pigafetta incontra nella sala del Maggior Consiglio, Andrea Gritti, doge a Venezia: lo spiega Marin Sanudo nei suoi Diarii quando dice che «Prima del Collegio venne un vicentino chiamato il cavaliere errante, frate di Rodi, che aveva esplorato tre anni in India, e raccontò di quelle cose, che il Collegio stette con grande attenzione a sentirlo, e raccontò metà del viaggio. E dopo cena fu di nuovo con il doge e raccontò a lungo quelle cose, e tutti gli ascoltatori rimasero stupefatti». Cavaliere errante viene chiamato, non Antonio Pigafetta.
LA SERENISSIMA
Pigafetta scrive la sua Relazione nel gennaio del 1524, poi si incontra con papa Clemente VII che non mantiene le promesse di pubblicazione. Cerca ancora, inutilmente, aiuto e soldi per il suo libreto dal duca di Mantova Federico II. Nel luglio torna a Venezia chiedendo privilegio di stampa per l'opera: si conosce la lettera ma niente si sa della stampa. Pigafetta aveva regalato il manoscritto originale a Carlo V, che lo fece sparire, perché testimonianza poco gradita dell'impresa di un portoghese, anche se al suo soldo. Il diario verrà stampato dopo il ritrovamento, nel 1797, dello scienziato ligure Carlo Amoretti: è ora nella biblioteca Ambrosiana a Milano.
MAGELLANO
Ferdinando Magalhâes (1480-1521), noto come Magellano, è abile capitano portoghese passato al servizio della corte spagnola. Fece enorme fatica a convincere i reali di poter raggiungere, passando a sud delle Americhe, isole delle spezie in Oriente. L'idea era poter rompere il monopolio portoghese delle spezie evitando il sud dell'Africa e l'Oceano Indiano.
I PATAGONI
Magellano battezzò come patagoni per via dei grandi piedi alcuni indios Teheulche. dei giganti, tutti dipinti. Ma Patagon è il protagonista di un testo del 500 Primaleon che il navigatore conosceva. Con loro, nessuno però alto più di 1,80, scambiarono nella terra chiamata del fuoco, specchi e perline veneziane, ami e corde per avere cibo e rifornirsi. Qualcuno fu imbarcato ma non sopravvisse alla traversata del Pacifico.
COSTUMI SESSUALI
Pigafetta amava osservare gli indigeni: racconta di come le ragazze guaranì (sud America) si offrissero in cambio di un'accetta o di un coltello ma anche come una bellissima ragazza isto un chiodo lungo un dito se lo ficò a parte a parte de li labbri della sua natura. Parla dell'infibulazione e di tutti gli strani costumi sessuali che nota. Descrive, commenta poco. È un grande antropologo.
IL TREMENDO PACIFICO
L'oceano si chiamerà Pacifico dopo questo viaggio che si svolse con tranquillità anche se il percorso fu lungo. La spedizione puntò verso le Filippine dove trovarono a Mindanao pezi de oro grandi come noce e ovi crivelando la tera Racconta dei mesi più difficili, la traversata del Pacifico, perché in tutto quel tempo non ebbimo nessuna borrasca. Più di tre mesi senza mai incontrare terra, solo due isole Sfortunate. L'equipaggio ridotto a mangiare biscotto diventato polvere verminosa, fetente per l'orina de' sorci, costretti a nutrirsi anche di certi cuoi, dopo averli ammorbiditi nell'acqua di mare e cotti sulla brace. E poi segature di tavole e persino gli stessi sorci erano divenuti un cibo ricercato. Lo scorbuto fece crescere le gengive ad alcuni marinai: ne morirono 19 uomini.
LA FRECCIA AVVELENATA
Molti incontri con gli indigeni filippini furono pacifici come col re e la regina dell'isola di Cebu. Però uno dei capi, Lapu-Lapu, contrastò Magellano che volle sottometterlo in una battaglia sulla spiaggia dell'isola di Mactan dove decine di marinai si misero a sparare troppo distante dagli indios (che erano tre migliaia). Pigafetta che fu a sua volta ferito racconta epicamente che Magellano fu colpito da una freccia avvelenata, sopraffatto e massacrato fin che lo specchio, il lume, el conforto e la vera guida nostra ammazzarono. Era il 27 aprile 1521. Non si seppe niente del suo corpo. Nella battaglia perirono otto cristiani e una ventina di indigeni.
IL CRONISTA
Pigafetta descrive e mangia tra i primi la batata che sa di castagne, chiama lupi marini le foche e oche silvestri i pinguini. È uomo di cultura e trascrive centinaia di parole che ascolta (e riproduce con esattezza fino a diventare ambasciatore di Magellano) tanto che linguisti e filologi ancora adesso si stupiscono. Un esempio: più dell'80% dei vocaboli raccolti da Pigafetta sono usati oggi nella città filippina di Cebu.
SAPORE DI VERITÀ
Pochi scritti coevi sono corretti e asciutti come il suo diario - difficile da leggere ma rintracciabile in originale nel web - che informa i lettori non di quello che credeva di vedere ma dei fatti accaduti: ha passione per gli altri, e per il vero; è lontano dal Meraviglioso medievale. Descrive la pianta di cocco, il betel allucinogeno, le caste indiane, il sacrificio delle vedevo a Giava. Poche licenze letterarie, molte certezze astronomiche e geografiche. Nonostante ciò il vicentino errante resta ancora quasi uno sconosciuto.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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