«L'amore per il cielo mi ha portato alla Nasa»

Mercoledì 29 Gennaio 2020
L'INTERVISTA
I suoi genitori se ne erano accorti fin dai primi anni di vita: da quando, piccolina, si sedeva sulle ginocchia del nonno e lo assillava di domande su luna e stelle. Avevano capito che il futuro della figlia si sarebbe proiettato tra cieli e galassie alla ricerca di risposte ancora insolute. Non potevano però immaginare che sarebbe arrivata fino alla Nasa, l'agenzia responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti. Sara Buson, 40 anni, di Pernumia, paesino di quattromila abitanti nel Padovano, è giunta in America nel 2015, dopo aver vinto la Nasa post-doc presso il Goddard space flight center. Ha fatto parte del team Fermi e nel 2018 a Washington si è aggiudicata l'Issnaf Awards come miglior ricercatrice italiana. Suo il merito di aver contributo all'identificazione dell'origine del neutrino cosmico. Ora la studiosa si trova in Germania dove insegna Astronomia alla facoltà di Astrofisica dell'Università di Würzburg e il prossimo 8 febbraio sarà, assieme all'astronauta Paolo Nespoli, tra i protagonisti del ciclo Nello spazio incontri a pochi passi dalla Luna organizzati da M9, Museo del '900 di Mestre, in occasione della mostra Lunar City.
Come inizia questa prestigiosa carriera?
«Il cielo mi ha sempre affascinato e ancora adesso mi ricavo del tempio per fermarmi a osservarlo: lo trovo incredibile. Quanto alla mia carriera ho frequentato il liceo scientifico a Monselice e mi sono laureata in Fisica a Padova. Avrei voluto fare Astronomia, ma al tempo mi dissero che non avrei trovato lavoro, cosa tra l'altro non vera, e così ho optato per Fisica anche se la passione per il cielo è prevalsa e ho fatto una tesi sul satellite Fermi».
In famiglia qualcuno con la stessa vocazione?
«Assolutamente no, mamma Luisa è un'insegnante e mi ha trasmesso l'amore per la cultura e lo studio, papà Pietro Giorgio è impiegato nel settore autostradale e mio fratello è agli antipodi: fa l'agente immobiliare. Quindi l'amore per il cielo è solo mio».
Come è arrivata alla Nasa?
«Ho fatto un dottorato di ricerca e un post-dottorato. Avevo inviato domande in tutta Europa e anche in America e ho avuto l'opportunità di collaborare con la Nasa, così sono partita per gli Stati Uniti e ci sono rimasta tre anni e mezzo. Se si vuole fare un salto di qualità bisogna spostarsi».
Un cervello in fuga?
«Più che in fuga, sono un cervello che ha colto un'opportunità dove è stata offerta. Poi desideravo insegnare all'università e la chance mi è arrivata in Germania dove appunto mi trovo ora, anche se continuo a coordinare un gruppo di ricerca alla Nasa. Rimango all'estero per le possibilità di ricerca e di carriera che mi vengono date».
Ha la possibilità di tornare in Italia?
«Non lo so, ci spero. Per ora lo trovo difficile: ho più occasioni all'estero come studiosa straniera. Würzburg, dove sono adesso, è una cittadina universitaria e un terzo della comunità di studiosi è formata da italiani. In Italia è impensabile che uno straniero possa avere opportunità accademiche».
Cosa ha scoperto per meritarsi il premio in Usa?
«Grazie alle rilevazioni del nostro team per la prima volta è stato dimostrato che i neutrini cosmici e i raggi gamma hanno la stessa origine, ovvero un particolare Nucleo galattico attivo, cioè una galassia con un buco nero al centro, da cui vengono emessi fasci di particelle che puntano verso la terra».
Le crediamo nella fiducia...
«È un importante passo in avanti nello studio di uno dei più grandi misteri dell'Universo, l'origine dei raggi cosmici, un fronte aperto da più di cent'anni».
Di cosa parlerà a Mestre?
«Pensavo di proporre le scoperte e gli sviluppi degli studi negli ultimi anni. Soprattutto volevo trasmettere al pubblico l'importanza della ricerca e di dare il proprio contributo perché gli studiosi possano continuare a lavorare. La ricerca è fondamentale non solo per la medicina, dove i risvolti sono più tangibili, lo è anche per il nostro settore».
Si arriverà al turismo spaziale?
«Ci sono persone che hanno già comperato il biglietto! Attorno alla terra riusciamo già ad andare, sicuramente ce la faremo a giungere anche oltre, ma con la tecnologia che abbiamo oggi non è possibile».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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