In ricordo di Pateh. Don Capovilla: «Il Decreto Salvini sarà devastante»

Martedì 22 Gennaio 2019
In ricordo di Pateh. Don Capovilla: «Il Decreto Salvini sarà devastante»
LA COMMEMORAZIONE
VENEZIA Pateh Sabally, il 22enne richiedente asilo che si lasciò affogare nelle fredde acque del Canal Grande, di fronte al piazzale della stazione ferroviaria, morì il 21 gennaio di due anni fa, sotto gli occhi di decine di passanti che ripresero l'accaduto con il cellulare, senza tuttavia intervenire. Una vicenda, quella del giovane originario del Gambia, che fece riflettere e che ancora oggi il gruppo di rifugiati della Casa di Amadou pensata da don Nandino Capovilla, parroco della Cita, a Marghera vuole ricordare. Lo hanno fatto proprio ieri sera, alle 18, esattamente come un anno fa, attraverso l'evento commemorativo Pateh vive al quale hanno partecipato in tanti, attorno a dei lumini accesi: associazioni, migranti, ragazzi e ragazze delle cooperative e cittadini comuni. Tra loro, anche il cugino del giovane gambiano, Tjian, venuto da Frosinone per lanciare in acqua una corona di fiori. E la cosa importante afferma don Nandino è che la celebrazione sia stata preparata proprio dai rifugiati che frequentano la sua realtà parrocchiale, prendendo loro stessi la parola. Dopo il saluto di benvenuto in lingua mandinga da parte del gambiano Amadou Joof, tre interventi dal mondo associativo dell'accoglienza di altrettanti differenti territori in merito al Decreto Sicurezza, canti e preghiere per Pateh, è stato il momento di gettare la corona floreale in Canal Grande. «Gli effetti del Decreto Salvini saranno devastanti. In tutta Italia le cooperative cominciano già a non riuscire a garantire l'accoglienza con i termini previsti dalla legge. E le persone a cui scadono i permessi umanitari che non riescono a trasformare in permesso di lavoro vengono letteralmente messe in strada. Si tratta di un decreto che produce insicurezza, irregolarità» dichiara don Nandino, specificando come il problema sia innanzitutto culturale. Per questo è lui a dirlo è necessario aiutare le persone a far chiarezza, affinché l'accoglienza non si trasformi in un problema estremizzato di sicurezza nazionale, di invasione. «Cosa sta succedendo nel nostro territorio? Da quello che sappiamo, nel veneziano c'è il rischio che circa 800 persone che stavano già facendo un percorso d'integrazione finiscano in strada oppure in strutture analoghe a quella di Cona». E sulla celebrazione di ieri sera don Nandino aggiunge: «Un momento importante condiviso con la cittadinanza».
Marta Gasparon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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