IL RITRATTO
«Sono felice che Little Boy sia riuscito ad arrivare in Italia.

Mercoledì 24 Febbraio 2021
IL RITRATTO
«Sono felice che Little Boy sia riuscito ad arrivare in Italia. Credo che Little Boy sia universale. Ci sono Little Boy ovunque e Little Boy può essere di qualunque nazionalità». Così Lawrence Ferlinghetti nella dedica per l'edizione italiana della sua biografia uscita negli Stati Uniti il 29 marzo di due anni fa, il giorno in cui compiva cento anni. Ora che Ferlinghetti se n'è andato, quel suo libro in cui si è raccontato con candore e determinazione, ancora una volta inventando (cioè vivendo) la sua inesauribile vita, è davvero una guida preziosa per ricordare il ragazzaccio della Beat Generation, l'imprenditore della controcultura che scoprì Jack Kerouac e pubblicò Urlo di Ginsberg.
IL MEMOIR
Little Boy è un memoir e qualcosa di più, un'autobiografia-romanzo con un flusso di scrittura ininterrotto che ricorda Joyce miscelando visione, filosofia e poesia. Il vecchio e immenso artista americano, racconta a modo suo la vita di poeta, critico della società, editore, ragazzo povero e ragazzo privilegiato, socialista sincero e capitalista di successo, con radici nella East Coast e nella West Coast, così come a Parigi.
Una vita davvero straordinaria, e tutto prende il via da uno smarrimento, una primordiale incertezza di identità: «Little Boy si sentiva completamente perso. Non sapeva chi fosse e da dove venisse. Era con Zia Emilia che amava moltissimo. Lei lo aveva preso ancora in fasce dalla madre, che aveva quattro figli, e non poteva occuparsi del quinto nato pochi mesi dopo che il padre era morto d'infarto».
Dopo una adozione non ufficiale, Little BoyFerlinghetti arriva in Francia, e poi a Strasburgo, e infine in un orfanotrofio a New York, prima di finire sotto la responsabilità di una famiglia benestante, dove la zia lavora come governante.
L'APOCALISSE
Per caso, in quella casa, è vissuto un Lawrence morto durante l'infanzia, e così arriva la seconda adozione non ufficiale. Dopo il collegio, frequenta l'Università, poi si arruola nella marina e a Nagasaki, dove capita pochi giorni dopo l'apocalisse, vede un «vero paesaggio infernale» e diventa «immediatamente un pacifista». Dopo la scuola di specializzazione e l'università parigina, arriva tutto il resto, la libreria, i ritmi e una vita nella letteratura, nell'editoria e nella politica. Alla fine scrive: «Sono solo un vecchio che canta a voce alta e ubriaca e rivive le sue vite sulla terra come Krapp nel suo ultimo nastro che registra tutto ciò che ricorda».
Molte di queste avventure Ferlinghetti le aveva raccontato nei Journals, 19602010 e, prima, nella raccolta Un luna park del cuore. Negli anni Cinquanta la sua casa editrice di San Francisco, il City Lights Bookshop, diventa il punto di riferimento del rapporto tra poesia e pubblico della San Francisco Renaissance e della Beat Generation; epicentro di quel rinnovamento del rapporto tra poesia e pubblico che porta al recupero della parola poetica come messaggio orale e del poeta come protagonista. Si muove in varie direzioni (drammi sperimentali, scenari per happening, il romanzo monologo Let e raggiunge esiti di particolare concretezza espressiva con le poesie di Coney Island della mente e A partire da San Francisco, alcune scritte per essere recitate con accompagnamento jazz. In Dov'è il Vietnam? e in Tyrannus Nix , satirico inno populista che ha per oggetto Nixon, si riaffermano l'impegno politico e la forza visionaria costanti nella sua poesia.
CENTRIFUGA
Little Boy mette tutto dentro una centrifuga che frulla tutto, condensa tutto, dissemina tutto in un vero viaggio dentro e intorno sé stesso. «Niente cambia. Finiscono secoli e tutto continua come nulla finisse». La sua è la voce rapida e impetuosa, un torrente in piena inarrestabile, che prova il suo timbro e la sua «eloquente grandiosità».
L'aria è anche quella di un saggio che - senza alcuna illusoria saggezza ricavata dallo scorrere del tempo - vuole custodire, privo di ogni contaminazione consolatoria, lo smisurato pacchetto delle proprie memorie.
A tutto ciò Ferlinghetti nei suoi versi oppone la sua stessa idea di poesia, come un masso di anarchico vigore lanciato contro le diverse forme di luogo comune e di assuefazione, contro le «locuste presenzialiste al rinfresco», contro «i critici e i grilli, i single e i docenti delle classi benefattrici inguainati in seta Christian Dior con i calici in mano».
TEATRO
Feroce e addolorato, tenero e intransigente, si muove veloce sulla scena del mondo, come in un teatro naturale dove «il presente è un accidente che si protrae e si protrae nel futuro» e Narciso porta «sempre con sé uno specchietto per ovviare ad un'eventuale assenza d'acqua».
Renato Minore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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