Il primo trapianto di cuore Lazzari e il professor Gallucci

Venerdì 5 Giugno 2020
L'ANNIVERSARIO
Il primo trapianto di cuore in Italia non è solo un libro, ma il racconto dal vivo di un pezzo di storia tutto made in Veneto. Ilario Lazzari era di Vigonovo e il suo donatore, il povero Francesco Busnello, era di Treviso. Ferrarese di origine, ma padovano di fatto, di diritto e per meriti scientifici, invece il professor Vincenzo Gallucci che il 14 novembre 1985 impiantò per la prima volta in Italia un cuore nuovo nel petto di Lazzari. Veneziano infine l'allora ministro della Sanità, Costante Degan, che mise la firma sul decreto che diede il via all'espianto di organi e al trapianto. E pare che si stia parlando delle guerre puniche a ricordare quel primo trapianto dal momento che, oggi, l'espianto di organi e i trapianti sono all'ordine del giorno. Ma solo 35 anni fa, vescovi e filosofi, scrittori e giuristi si affrontarono in un dibattito senza fine sui trapianti, così come ancora oggi lo si fa sul fine vita. E anche fra i medici prevaleva allora una sorta di religioso rispetto per un organo che pareva contenere la quintessenza dell'umanità.
GLI ANEDDOTI
Mio Dio, funziona esclamò qualcuno in sala operatoria quando il professor Gallucci finì l'intervento chirurgico in quella notte del 14 novembre 1985, quando tutto si mise a funzionare come un orologio svizzero in un Paese che era indietro di 18 anni visto che il primo trapianto di cuore era avvenuto in Sudafrica nel lontano 3 dicembre 1967 ad opera di Christian Barnard, un nome destinato ad entrare nella storia della medicina. Ma quei 18 anni erano serviti a mettere a punto non tanto le tecniche di intervento quanto le terapie anti rigetto, che avevano decretato la morte del primo trapiantato di Barnard dopo pochi giorni. Ilario Lazzari invece visse per sei anni e mezzo dopo il trapianto e morì non per un attacco di cuore, ma per una infezione da Hiv con tutta probabilità trasmessagli nel corso di una trasfusione.
IL RACCONTO
Vittorino Compagno, un cronista di razza che da sempre segue per il Gazzettino quel che succede di bello e di brutto in Riviera del Brenta, con un'attenzione appassionata per le vicende locali, racconta in questo libro Il primo trapianto in Italia scena e retroscena di un avvenimento che ha fatto la storia recente della medicina in Italia. Del resto Compagno non solo ha conosciuto bene Ilario Lazzari, ma lo ha anche seguito in quei sei anni e mezzo di vita in più, anni strappati alla morte e nel libro ce ne restituisce l'essenza a piene pagine. Il libro, finito di stampare proprio in questi giorni, attende la fine dell'emergenza Coronavirus per essere presentato al pubblico. Intanto non resta che contattare direttamente l'autore alla mail vcompagno@alice.it
Maurizio Dianese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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