Il governo si è ora accorto che la questione Fiat è un tema estremamente

Giovedì 28 Maggio 2020
Il governo si è ora accorto che la questione Fiat è un tema estremamente delicato per il nostro paese specie in prospettiva futura. Dalla fine dell'anno scorso la FCA, dopo il tentativo fallito di unire le proprie forze con Renault, aveva avviato il percorso per fondersi con la Peugeot (PSA) e ciò non poteva non avere conseguenze sulle fabbriche Fiat in Italia e sulla fondamentale filiera della componentistica, tuttora un punto di forza del nostro sistema manifatturiero. Ebbene, occorreva che FCA Italy avviasse la procedura con Banca Intesa per accedere al prestito agevolato, previsto dal Decreto Liquidità, perché il nostro governo cominciasse a porsi il problema in vista di quali condizionalità richiedere per concedere il prestito. Nel Paese si aprì subito una polemica. Innanzitutto, con una serie di rilievi sulle sedi all'estero, quella societaria ad Amsterdam e soprattutto quella fiscale a Londra, quando oramai con la fusione la sede fiscale non continuerà più ad essere a Londra, già fuori dalla UE. Inoltre, come qualsiasi controllata da una multinazionale operante in Italia, anche la FCA Italy ha un proprio bilancio separato (attenzione ai prezzi di trasferimento) e paga le tasse nel nostro Paese. Così per l'auspicato blocco dei dividendi il riferimento è alla società controllata, sempre la FCA Italy, non certo alla FCA holding alla quale invece spetterà decidere se erogare, da subito o meno, l'extradividendo da 5,5 miliardi, che in effetti è una restituzione di capitale, per compensare l'integrazione alla pari con i francesi. Il settore dell'auto, in generale, vive un momento difficile, non solo per il blocco di attività derivante dalla pandemia, ma soprattutto per i cambiamenti che investono tanto la domanda. Quanto all'Italia la produzione di automobili si è nel tempo ridotta, tiene la Ferrari, meno Maserati e Alfa, mentre è diventata sempre più importante la citata filiera della componentistica che si è guadagnata un forte legame con le grandi marche tedesche. Il governo non può certo negare il prestito agevolato alla FCA Italy perché viene a sanare una grave situazione che colpisce il regolare funzionamento della filiera. Si tratta di erogare liquidità sia a monte, fornitori di varia natura, sia a valle, la catena di distributori che hanno i piazzali pieni di macchine. Ma lo stesso governo deve porre condizioni, precise ed inderogabili, nell'interesse del nostro Paese e che potrebbero essere l'avvio di una seria politica industriale di ampio respiro da estendere ad altri settori strategici. La prima è certamente la salvaguardia delle sedi produttive e quindi dei posti di lavoro. In secondo luogo sarà necessario un impegno per un piano di investimenti per adeguare le fabbriche alle nuove produzioni e alle nuove tecnologie. Una linea di sviluppo, come suggeriscono Stocchetti e Zirpoli di Ca' Foscari, potrebbe essere quella di investire nella nuova mobilità, operando nel terreno dei veicoli collettivi e commerciali. C'è però un problema: gli impegni dovrebbero essere presi a livello della CFA Italy e rientrare negli accordi che si stanno realizzando nella fusione con PSA, dove il governo francese ha un certo peso.
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