Il Comune ha chiuso le sue sale espositive, un po' per la crisi un po' per mancanza di attenzione e sensibilità di amministratori e cittadini. Non tutti, però, perché i soci riuniti nel "Cenacolo dei Dodici", nome ispirato al Cenacolo di Leonardo che ritrae l'Ultima Cena, hanno fatto rivivere l'antico oratorio di San Francesco alla Gazzera. E dallo scorso Natale lo tengono aperto quasi in continuazione organizzando mostre d'arte. Il primo espositore è stato Giuseppe Brombin, pittore e incisore nonché socio del "Cenacolo dei Dodici", e dopo di lui tanti altri. Costruita nel 1737, la chiesetta di via Gazzera Alta 96, sorge accanto a Villa Paganello-Fapanni-Volpi, una delle prime costruite dai nobili veneziani per la villeggiatura in terraferma. Il destino le ha unite per secoli perché fino a tutto il 1956 l'oratorio fu chiesa parrocchiale e la villa ospitò il patronato. Dopo che venne sconsacrata, la chiesetta cadde nell'abandono e fu magazzino e pollaio. La Sovrintendenza alle Belle Arti eseguì alcuni restauri conservativi ma il pericolo che l'edificio sparisse tra i rovi incombeva ed è stato il "Cenacolo dei Dodici" a salvarlo dall'oblio per restituirlo a nuova vita e dignità, anche se con i mezzi ridotti di cui dispongono i soci volontari e appassionati d'arte. «Continueremo con altre iniziative per promuovere artisti locali e non, che altrimenti non avrebbero spazi espositivi - spiega Brombin -, anche perché il Comune di Venezia quelli che possiede li ha chiusi e pensa agli artisti "in grande" internazionali che sono ampiamente coperti. E purtroppo le gallerie private a Mestre non sono da meno». (e.t.)
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