Egregio direttore,
non so a lei ma a me il nome fa un po' sorridere. Eppure questo

Giovedì 21 Novembre 2019
Egregio direttore,
non so a lei ma a me il nome fa un po' sorridere. Eppure questo movimento delle sardine che ha debuttato a Bologna mi sembra una novità interessante della nostra politica. Speriamo però di non scoprire a breve che dietro a questi volenterosi e un po velleitari pesciolini ci siano i soliti... squali di una certa nostra vecchia politica.
R.S.
Treviso
Caro lettore,
al di là delle polemiche se siano davvero una realtà spontanea o siano invece eterodirette dai Democratici o da altre forze politiche, le cosiddette sardine scese in piazza nell'Emilia Romagna contro Salvini, ma pronte a mobilitarsi anche in altre parti d'Italia, sono un fenomeno da seguire con una certa attenzione, non fosse altro per la capacità di mobilitazione che hanno sinora dimostrato. Segno che hanno colto un sentimento, una tensione diffuse in una parte dell'opinione pubblica che vota a sinistra. Ma il numero delle persone portate in piazza dalle sardine, non riesce a mascherare l'intrinseca debolezza politica di questo neonato movimento, che riflette poi il male oscuro che affligge ormai da anni lo schieramento delle forze progressiste italiano. Non diversamente dai girotondi del passato, anche le sardine traggono infatti la loro identità politica dall'essere essenzialmente, se non esclusivamente, contro qualcosa o qualcuno ( ieri era Berlusconi, oggi è Salvini). Le sardine si sono ritrovate in piazza per impedire che in Emilia alle prossime elezioni regionali vinca il candidato governatore della Lega di Salvini. Che venga confermato il candidato del Pd è un fatto del tutto secondario. E secondario è anche il suo programma. L'obiettivo è non far vincere l'altro. Ma, come l'esperienza ha dimostrato, un movimento che si definisce solo nell'essere contro qualcuno ha il respiro corto di una o di qualche stagione. Perché fare politica significa, innanzitutto, avere un'idea e un progetto di società. Ed affermarla. Non trovare la propria ragione d'essere nell'esistenza di un avversario.
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