Delitto Montanari, dalle indagini spunta una pistola venduta all'asta

Domenica 10 Gennaio 2021
Delitto Montanari, dalle indagini spunta una pistola venduta all'asta
IL CASO
VENEZIA Ad arenare ulteriormente il delitto Montanari, oltre i quarant'anni di impasse nelle indagini, una pistola sospetta svenduta all'asta dall'ufficio Corpi di reato. «Invece di rimboccarsi le maniche, dagli uffici di competenza il disinteresse continua a essere inconcepibile». Pier Luigi Salinaro, giornalista professionista ora in pensione nonché amico di Anna Ponti, vedova del defunto professor Giorgio Montanari, dalle colonne della Gazzetta di Modena ha condotto un'inchiesta sull'omicidio tutt'ora irrisolto del primario. Della sparatoria avvenuta l'8 gennaio del 1981 nel parcheggio del Policlinico di Modena quella in cui il direttore Montanari della clinica ostetrico ginecologica è stato freddato con sette colpi di pistola il colpevole non è ancora stato stanato.
FASCICOLO
«È quarant'anni che rimbalzo contro un muro di gomma racconta Salinaro amareggiato eppure il nome del colpevole è dentro al fascicolo. Ci sarebbero diversi elementi da cui ripartire, come quella pistola sequestrata a un rapinatore, similissima a quella utilizzata dall'assassino di Giorgio. Senza il minimo riguardo è stata messa all'asta come reperto di reato e non è più disponibile». La testimonianza del giornalista sembra ripercorrere una battaglia contro i mulini a vento, una ricerca della verità a cui viene ripetutamente sbattuta la porta in faccia.
TUTTO FERMO
«Poco meno di un anno fa, quando scrissi della pistola rinvenuta un residuato bellico di cui solo un collezionista o un amante di armi poteva entrare in possesso, altro dettaglio lasciato cadere - parlai anche con il dottor Goldoni per un esame balistico dei bossoli all'epoca recuperati. Il mio suggerimento era di ripartire da lì, approfittando delle nuove tecnologie per rintracciare le impronte di chi avesse caricato l'arma. Appresa la notizia, il procuratore capo Paolo Giovagnoli aveva recentemente deciso di riaprire il caso allertando Goldoni di tenersi pronto dopo l'estate. A luglio scorso tuttavia, colto da un malore improvviso, il pm Giovagnoli muore. Ancora una volta, il dossier Montanari sprofonda. «Fin dall'inizio l'indagine era partita con il piede sbagliato prosegue Salinaro dopo soli quindici giorni era già nelle mani del giudice istruttore. Per non parlare delle testimonianze del responsabile del poligono di tiro a Sassuolo - secondo Salinaro ricche di valide indicazioni - mai sufficientemente approfondite. Ma ripeto, nel ribadire la ferma convinzione, condivisa dalla stessa Anna Ponti, l'assassino è dentro il faldone, tra le voci del Policlinico ascoltate». Ad andarci vicino, prima che l'archiviazione del gip avesse la meglio, Walter Boni. L'attuale sostituto provvisorio a Modena invece ritiene il caso troppo vecchio per destare qualche interesse».
Un fatto di cronaca che, se risolto, decreterebbe piuttosto il clamoroso successo di un magistrato se non di un cronista, oltre a restituire la giustizia al suo corso. O un avvocato rileva elementi probatori abbastanza validi da smuovere le acque conclude Salinaro - oppure l'unica volontà che possa agire autonomamente deve partire da corso Canalgrande», sede del tribunale di Modena.
Nel frattempo gli anni corrono e della vecchia guardia del Policlinico è rimasto soltanto un medico, memoria storica tanto rara quanto preziosa della squadra Montinari.
Costanza Francesconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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