Chi è Richard Jewell? Quando diventa famoso è poco più che trentenne,

Venerdì 17 Gennaio 2020
Chi è Richard Jewell? Quando diventa famoso è poco più che trentenne, è grassoccio, vive con la mamma. È il 1996 e sono in corso le Olimpiadi a Atlanta, in Georgia. Jewell, che sta svolgendo l'attività di guardia di sicurezza, scopre uno zaino dove sono rinchiuse alcune bombe: il suo provvidenziale fiuto porta all'evacuazione della zona, prima dell'esplosione, salvando diverse vite. Acclamato come eroe, nel giro di pochi giorni divenne invece il primo sospettato da parte dell'FBI, messo alla gogna anche da una campagna mediatica. Scagionato a fatica, prima che venisse scoperto il vero attentatore, morì a 44 anni, dopo poco più che un decennio.
A pochi mesi dal suo 90esimo compleanno, Clint Eastwood continua immancabilmente a concentrarsi sulle contraddizioni etiche e morali di una nazione, che si ostina a volere apparire per quello che non è. Identificando, negli ultimi lavori, la figura dell'eroe come icona fondamentale di tale spavalda incoerenza, ne rivela la sua percezione sociale, dal concetto fallace e mutevole. In questo Richard Jewell (titolo del film, oltre al nome del protagonista) si specchia soprattutto con Sully, il pilota d'aereo che con una manovra azzardata riuscì a salvare la vita a molti passeggeri e si accompagna comunque alla galleria di personaggi che vanno da American Sniper ai ragazzi sul treno delle 15.17, come se glorificazione e ostilità si alternassero nella faccia della stessa medaglia, in una schizofrenica proiezione della coscienza popolare.
Di fatto Clint affronta sempre il mondo perfetto nella sua entità più profonda, assicurando allo Stato un ruolo di Potere assoluto, dove l'individuo finisce per essere stritolato, mentre verità e giustizia funzionano soltanto in astratto. Jewell paga la colpa di essere un po' tonto, ma non stupido e soprattutto di avere un passato, turbolento e maniacale, che permette a tutti, dall'Fbi alla stampa (assai brutta inizialmente la figura della giornalista a caccia di notizie), di confezionare l'identikit dell'attentatore perfetto, magari mitomane che cerca attenzione. Se la prima parte introduttiva descrive l'avvenimento tragico, la seconda affronta le dinamiche perverse di una codifica di colpevolezza, che fortunatamente sfiorisce: a Clint interessa ovviamente dimostrare come il sospetto sia figlio di una presunzione pericolosa e come le forze che dovrebbero assicurare la verità finiscono per ostacolarla. Niente di nuovo nel suo cinema, ma tutto sempre indispensabile, anche se distante dai suo capolavori. Ottimo Paul Walter Hauser nella parte dell'eroe-vittima, non meno una madre accorata come Kathy Bates e il solito, spesso sottovalutato, Sam Rockwell, avvocato che si autoriscatta.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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