Camicia specchio dell'animo intimo

Mercoledì 3 Ottobre 2018
L'INTERVISTA
Dipingere è una passione che coltiva fin da bambina, ereditata dal nonno e dalla mamma, creativi che dipingevano per hobby. La sua passione l'ha portata ad esporre in diverse mostre personali e collettive, le principali delle quali a Venezia, Palermo, Roma. Attualmente un suo quadro, Lo specchio dell'anima, è a Los Angeles alla mostra collettiva di artisti italiani Evoluzioni e metamorfosi di arte che si sta svolgendo fino al 31 ottobre alla Galleria Gloria Delson Contemporary. E così Elisabetta Sfarda, 33 anni, veneziana residente a Spinea, è in partenza per l'America per partecipare il prossimo 6 ottobre alla serata d'inaugurazione della rassegna. «Sono felice di questa nuova avventura spiega Sfarda, in arte Sfard-Art -. Ho iniziato a dipingere nel tempo libero, per hobby, e non pensavo di crescere così tanto, con gallerie internazionali che richiedono i miei quadri. Lavoro come impiegata da un gommista di Marghera, l'arte e la creatività per me sono sempre state solo una passione, un liberarsi dalla quotidianità. Non immaginavo di poter esporre in America».
Come è iniziato il suo cammino creativo?
«In realtà ho sempre dipinto. Da quattro anni però ho iniziato a concentrarmi, seguendo alcuni corsi di pittura e occupando tutti i weekend liberi e la sera a sperimentare la mia creatività con diverse tecniche, dal disegno a matita, all'acquerello, alla pittura a olio, fino ad approdare all'acrilico, tecnica che oggi segna il mio tratto distintivo. Indirizzo la mia ricerca all'interno della materia, materia che tratto in modo da rendere un particolare movimento e spessore alle tele, per la cui realizzazione mi servo di vari supporti e materiali, principalmente riciclati, che utilizzo come puri veicoli simbolici di sentimenti e emozioni».
A Los Angels come ci è arrivata?
«È stata una cosa inaspettata: nel novembre 2017 mi ha contattata la galleria di Roma Area Contesa, in via Margutta, che aveva già esposto una mia opera. È una galleria d'arte che cerca giovani emergenti, con quadri particolari di arredamento ed arte. Mi hanno detto che sarebbero stati orgogliosi di portarmi alla collettiva americana. Come potevo rifiutare l'invito?».
Lo specchio dell'anima, come del resto tutte le sue opere, si ispira alla poetica dell'Arte povera.
«Questa mia opera invita a fermarsi, a guardarsi dentro e riflettere. Punto di partenza ed elemento centrale del mio percorso è sempre la camicia, capo d'abbigliamento per eccellenza, che assumo come oggetto rituale dotato di forte carica affettiva. La camicia è la rappresentazione della persona. Amo fissare, irrigidire e dipingere, nella superficie bidimensionale della tela, camicie nelle quali si riflettono storie personali e collettive, percorsi di vita sia storicamente vissuti che fantasticamente immaginati. In questo quadro nella camicia ho posto uno specchio: è l'invito a ognuno a essere protagonista e a specchiarsi. A vedere dentro di sé e oltre».
Lei dona così nuova vita a delle camicie usate.
«Raramente compro camicie per le mie opere spiega Elisabetta -, mi piace donare loro una nuova vita. Solo in quest'opera ho usato un capo nuovo, acquistato per l'occasione perché mi serviva una camicia particolare, con volant. In ogni mio quadro poi c'è sempre una presenza comune: tutte le camicie possiedono un bottone, diverso dagli altri, con i colori della Bandiera italiana, sentita testimonianza del mio forte legame con la mia terra».
Dove sperimenta la sua arte?
«A casa o nel giardino di mia sorella: ho necessità di ampi spazi perché con la mia tecnica lancio il colore. Avrei bisogno di trovare un locale specifico dove dedicarmi alla pittura, sto iniziando a creare un bel po' e ho diversi progetti in programma».
Daniela Ghio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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