C'è un bellunese nel Nirvana

Giovedì 4 Gennaio 2018
C'è un bellunese nel Nirvana
IL PERSONAGGIO
In attesa del Nirvana con i morti meglio riderci. Lui, addirittura, si augura che a forza di riderci sopra ci lasciate le penne. «Morirete dal ridere, o quanto meno mi piacerebbe», sorride quel lui che all'anagrafe bellunese risponde al nome di Roberto Totaro. Sempre lui, il Tot, o Maestro, o fellone (come ama apostrofarlo quotidianamente l'amico-nemico-collega Bruno Olivieri) sognava di scrivere e disegnare un fumetto umoristico horror dagli '70, quando ragazzino si sbellicava sulle pagine di Zio Boris, di Alfredo Castelli. Di anni ne sono passati quasi cinquanta et voilà: Necronomicoix - Vampiri, lupi mannari, zombi, alieni e altre sfigate creature della notte, edito da Comix e nelle librerie da un paio di mesi. Centosettanta pagine di umorismo dissacrante, figlio di una matita innamorata di John Carpenter, Romero, Dario Argento, Wes Craven, Lovercraft e compagnia angosciante. Ma ancor prima figlio di una delle matite del fumetto umoristico migliori d'Italia, il cui Il Giornalino della Giungla - giusto per capirsi - è stato tradotto in oltre 15 paesi, dal Kuwait alla Francia, dallo Yemen agli Stati Uniti (Bay Filin Orman Günlügü è il titolo turco), è stato il primo volume italiano pubblicato in arabo ed è stato benedetto addirittura da Tex. «Quando mi chiamò Sergio Bonelli (il padre di Tex, ndr) per dirmi che la striscia gli piaceva molto - confessa Totaro - pensai di svenire sulla cornetta. È come se un sacerdote ricevesse i complimenti dal Papa».
BELLUNO-VENEZIA
Bellunese, classe '57, Roberto Totaro cresce artisticamente all'Accademia di Belle Arti di Venezia, quindi i primi passi mossi tra Topolino e Le avventure di Roby e Poppi, la chiamata del colosso francese Vaillant e a inizio anni '90 la conquista delle pagine di Comix, tra divinità quali Mordillo e Quino, con le sue tavole mute de I Tecnocratici. Poi, alle porte del nuovo millennio, l'illuminazione: Nirvana. Ma questo è il passato. Il presente si chiama per l'appunto Necronomicomix ed è un trionfo di tibie dissotterrate, cinefilia di genere, rapimenti alieni improbabili e lupi mannari balordi.
NECRONOMICOMIX
«Appassionato da sempre di horror sognavo di fare un libro umoristico sul genere da tutta la vita - racconta Totaro - D'altronde spaventare o far ridere è la stessa cosa, muove gli stessi meccanismi. Grandi maestri dell'horror erano persone con uno spiccato senso dell'umorismo, Hitchcock su tutti». Così, il 2 novembre - quale giorno migliore - ecco uscire in tutta Italia il volume neroverde con lapidi in copertina, firmato Roberto Totaro. Immaginate tutto lo scibile umano in termini di paura, ansia, paranoie e paranormale. Non a caso la prefazione è di chi, in quanto ad assurdo, ne sa qualcosa.
TOT E CICAP
«La prefazione è di Marco Ciardi - conferma il Tot - professore di Storia della scienza all'Università di Bologna nonché membro del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, ndr). Uno dei massimi esperti internazionali su Atlantide, ma che ha scritto libri pure sugli alieni e altri temi riferibili al paranormale. Così, per presentare il fumetto la prima volta in assoluto non potevo che andare a casa sua, al Cicap. Ovviamente dei due quello famoso era lui». E al suo fianco proprio Alfredo Castelli, l'untore. «Quella domenica di fianco a me avevo proprio lui, Alfredo Castelli, a cui tra l'altro il fumetto è dedicato con Dario Argento e altri. Insomma, il sogno si è avverato ben oltre le aspettative. Speriamo solo che non abbia buttato nella differenziata la copia che gli ho regalato». Insomma, l'esordio comico è stato tra chi invece prende il paranormale con estrema serietà. «Loro sono molto seri, e lo erano anche in quell'occasione. Fino a quando sono arrivato io, poi è scaduto tutto quanto (ride, ndr). In realtà come molte persone intelligenti sono dotati di autoironia. Essendo il mio un libro sui lupi mannari, i vampiri e altre creature della notte mi hanno invitato per una serata meno scientifica e più divertente». «Detto questo - aggiunge - loro danno per scontato che i lupi mannari non esistano, io invece ci credo. Semplicemente ho evitato di dirlo lì».
L'UMORISMO È (IL) NIRVANA
Il taglio di Necronomicomix? Tipicamente Tot, dunque Nirvana. «Sì, va decisamente verso Nirvana - conferma l'autore - è quel genere di umorismo, il mio umorismo. Con il mio personaggio dell'anziana signora che svolge un ruolo ponte con L'uomo della strada (il suo penultimo libro, ndr). Lei è tornata, non poteva mancare». Così come non potrà che tornare anche proprio Nirvana, il suo personaggio per eccellenza. «Il saggio sulla montagna è stato disegnato da chiunque - spiega - probabilmente lo si trova anche nelle vignette in fondo a La Settimana enigmistica. Io ho semplicemente deciso di dargli un carattere, di farlo diventare il personaggio centrale, non un personaggio d'appoggio. Ovviamente il Maestro sono io, così come sono io il Poeta maledetto, L'uomo più brutto del mondo e tutti gli altri personaggi che lo incontrano da allora». Nato nel 1997 (Nirvana - 120 venti storie Zen, edito Colors) e protagonista di ben sei volumi (dal secondo in poi editi Comix), il Maestro sarà di nuovo il protagonista della prossima fatica di Totaro.
VIGNETTA PER IL GAZZETTINO
«Necronomicomix sta andando bene, ma non nascondo che anche all'ultimo Lucca Comics (la fiera Mecca del fumetto, ndr) tutti mi chiedevano del prossimo Nirvana. Sarà il prossimo, anche se parallelamente sto lavorando pure a un libro sulle mosche (da cui la vignetta a fianco realizzata per Il Gazzettino, ndr) e un altro paio di idee. La grande fortuna è lavorare con un editore, Comix, che ha una potenza di fuoco in termini di distribuzione davvero eccezionale». «Ah - chiude il Maestro - pure loro mi chiedono continuamente a che punto sono con il nuovo Nirvana, ma ho davvero capito che non potevo più aspettare quando proprio a Lucca lo scorso novembre si è presentato un fan con il Maestro tatuato sulla caviglia. Ho sperato non fosse vero, per lui, invece ne era entusiasta. Insomma, ora non posso che scrivere il nuovo volume, lo devo anche a lui. Anche se non mi ricordo come si chiama».
Alessandro De Bon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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