Baby gang, nuove leve nella banda

Venerdì 27 Dicembre 2019
Baby gang, nuove leve nella banda
IL FENOMENO
MESTRE Mentre nelle aule dei tribunali - Minori e ordinari - si stanno aprendo i processi ai bulli che per alcuni mesi, hanno terrorizzato Venezia e Mestre, nelle strade torna l'incubo delle baby gang. E non è solo una suggestione figlia dell'aggressione e dell'accoltellamento, lunedì sera, di un diciassettenne e di un diciannovenne da parte di un negoziante cinese di piazza Barche, stanco di subire le incursioni del gruppetto: facce giovani e modi da banditi.
Perché se è vero che l'altra sera si è sfiorata la tragedia, è altrettanto vero come i negozianti della zona siano esasperati dalla nuova ondata di ragazzini violenti che da alcune settimane imperversano taglieggiando e minacciando i titolari delle attività commerciali. Di tutta risposta, dai commercianti sono arrivate una serie di denunce in questura. Che - a distanza di sette mesi dal blitz con il quale a fine maggio erano state decapitate e azzerate le tre bande di ragazzi violenti - ora si trova di nuovo a fare i conti con le baby gang.
NUOVE LEVE
Nomi e volti in gran parte sconosciuti. La stragrande maggioranza dei ragazzi protagonisti dell'accoltellamento dell'altra sera, infatti non ha mai incrociato i propri destini con quelli delle forze dell'ordine. Il pedigree criminale, i ragazzi delle nuove baby gang se lo stanno costruendo in queste settimane fatte di incursioni, minacce e furti: quasi tutti episodi di piccola entità, all'inizio. A spaventare i negozianti della zona è però l'aggressività dei componenti che non hanno paura a farsi vedere senza scrupoli, come accaduto l'altra sera nel negozio cinese quando una bravata come tante ha preso una piega sbagliata e imprevista, mostrando a tutti come le bande di ragazzini violenti siano tornate a popolare ancora le strade. È bastato un tentativo di reazione da parte della vittima sacrificale prescelta, per far sì che l'uomo venisse accerchiato da sei o sette giovanissimi pronti a farsi giustizia da sé.
Nel gruppo protagonista dell'allarme di lunedì sera, anche alcuni ragazzini già conosciuti agli agenti per altri reati. Nessuno di loro, però, ha mai fatto parte degli adolescenti violenti capaci di tenere in ostaggio un'intera città a cavallo tra la fine del 2018 e la primavera del 2019, giocando alla violenza gratuita e sfidando la polizia con post dissacranti pubblicati sui propri profili social dopo le imprese. Le indagini, al momento, hanno come punto di innesco le continue denunce arrivate dai commercianti, con descrizioni dettagliate.
IL BLITZ DI MAGGIO
Le nuove baby gang, per ora attive soltanto in terraferma, (a Venezia non si sono registrate denunce) si sono di fatto sostituite al gruppo di una ventina di ragazzi capeggiato, a Mestre, da Angelo Valerio Alesini, il diciannovenne che ha patteggiato 3 anni e 10 mesi di reclusione per nove furti, un danneggiamento e una tentata estorsione commessi tra giugno e agosto 2018. Alesini era stato arrestato all'alba del 29 maggio assieme ad altri sei ragazzi, tra maggiorenni e minorenni, mestrini e veneziani, componenti di tre diversi gruppi e accusati di aver stretto l'intera città in una morsa di terrore fatta di rapine, pestaggi violenti, minacce. Tutte senza uno scopo preciso, se non il divertimento attraverso la violenza gratuita. Così l'avevano spiegata loro stessi durante gli interrogatori di garanzia nei giorni successivi agli arresti, additando la noia a benzina per ogni loro movimento.
L'indagine aveva alzato il velo sui responsabili di quelle aggressioni per cui ora stanno arrivando le prime condanne. La peggiore, il 6 aprile in campo San Giacometo a Venezia. Sei trentenni erano stati aggrediti da un gruppo di una ventina di ragazzini che con la scusa di una sigaretta, avevano prima preso di mira una delle ragazze del gruppo e i loro fidanzati. Il conto peggiore - mentre ad una ragazza avevano strappato capelli e provato a far saltare un occhio - era stato pagato da uno dei giovani, ricoverato all'ospedale con cento giorni di prognosi e danni al midollo spinale.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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