Artuso lungo il fiume Brenta sulle tracce di Luigi Meneghello

Martedì 11 Agosto 2020
Mirko Artuso
Camminare con un tendine infiammato non è proprio quello che desideravo, ma pazienza anche questo fa parte del gioco. Del resto c'è forse articolazione del corpo maggiormente sottoposta a pressione di quella che collega la gamba al piede, ovvero la caviglia? Se, quindi, ogni tanto ci fanno male le caviglie, nulla di strano! Stringo i denti fino a Bassano e a pochi metri dal glorioso ponte mi fermo per raffreddare la caviglia nella freschissima acqua del Brenta. Un vero ristoro per me e per il mio tendine. Sto andando da Solagna a Nove dove alloggerò in un albergo a quattro stelle, camminando capita anche che un albergatore di contatti e ti offra ospitalità.
È davvero un momento particolare quello che stiamo vivendo e mi diverto a condividere questa sorta di gara alla solidarietà e all'accoglienza. Accompagnato da Vittore Tasca ho visto un'antica fornace del seicento. Rivarotta questo è il suo nome, è un posto difficile da descrivere, mi ricorda la tana di un artista, ma nello stesso tempo una cattedrale piena di bellezza e mistero.
Tutto intorno è spartano senza però perdere la sensazione dell'accoglienza. Un luogo magico dove rifugiarsi per pensare. Qui Alessio Tasca ha passato gli ultimi trent'anni, lavorando alle sue sculture fatte alla trafila.
TRAFILA DI RIVAROTTA
La trafila di Rivarotta è un macchinario potente, un pistone che spinge l'impasto argilloso e lo fa passare da una sagoma disegnata dallo stesso Alessio. Era un caro amico di Luigi Meneghello e ci siamo incontrati diverse volte negli anni in particolare su al Fèo sopra Malo (Vicenza) sotto il noselaro a quel pranzo che tutti gli anni facciamo per ricordarlo. Meneghello raccontava così: «Voglio dirvi intanto come ho conosciuto Alessio Tasca. Un giorno, una dozzina d'anni fa, aveva suonato alla porta della nostra casa un uomo giovane, col viso incorniciato da boccoli dal sorriso aperto e cordiale che aveva in braccio un bel pezzo di ceramica. Era un regalo per me».
Altro luogo che ho visitato oggi grazie alla pazienza e alla cortesia di Emanuel Lancerini e accompagnato da Nadir Stringa è il Mulino Pestasassi. Che meraviglia! Altro posto incantevole che consiglio a tutti di visitare assieme naturalmente a Rivarotta e a tutti i bellissimi laboratori di ceramiche di Nove. La data 1638 è incisa sul camino esterno. L'opificio serviva appunto a pestar sassi, a macinare i cristalli di quarzo e di carbonato di calcio che arrivavano dal fiume Brenta e servivano per la preparazione degli impasti ceramici e per polverizzare e amalgamare le basi vetrose per le vernici e gli smalti. Nel 1817 il Mulino è passato in eredità alla famiglia Cecchetto che ha continuato a produrre impasti e vernici, oltre che per la propria fabbrica, anche per altre manifatture ceramiche del borgo fino al 1960. Nel 1965 è stato acquistato dal ceramista Carlo Stringa, che ha restaurato l'edificio e le ruote idrauliche e ne ha reso possibile l'accesso al pubblico.
A guardarla la caviglia mi sembra meno gonfia. Domani spero di riuscire a camminare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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