Arici, una vita per immagini

Venerdì 29 Novembre 2019
Arici, una vita per immagini
L'ESPOSIZIONE
Quando parla di Venezia sembra un amante tradito. Si coglie la passione per la città, l'infatuazione per la sua bellezza, l'orgoglio di esserci nato. «La mia famiglia è veneziana dal 1.600» dice con la fierezza di chi discende dalla Serenissima. Ma con il fluire veloce dei ricordi e dei tanti aneddoti traspare la sofferenza di chi non è stato corrisposto nel sentimento. Un amante, appunto, che sente di aver dato tanto, ottenendo alla fine indifferenza. Ne ha preso atto e se ne è andato, forse anche sbattendo la porta. Si è trasferito altrove, in Francia, lontano e per sottolineare la determinazione della scelta ci tiene a precisare che ha «venduto la casa di Cannaregio». Prima però ha fatto un ultimo grandissimo gesto d'amore: ha donato alla città la sua raccolta di un milione e mezzo di fotografie. Un fondo dal valore inestimabile, (anzi chi ha cercato di fare una stima ha parlato di un paio di milioni di euro), che è andato alla Fondazione Querini Stampalia. «Avere un archivio come questo è come doversi prendere cura di un figlio, solo un ente pubblico può farlo». Così ha scelto di affidarlo ad un luogo caro, quella biblioteca dove da ragazzino andava a leggere fino a tarda sera. «Alla Querini sto sempre molto bene, si respira un'atmosfera storica e al tempo stesso contemporanea».
SCATTI SIGNIFICATIVI
E la Querini intende valorizzare questo importante fondo con una serie di mostre. La prima Venezia 1860-2019, fotografie dell'archivio Graziano Arici è stata inaugurata ieri e accoglie centosessantacinque tra fotografie, originali ottocenteschi, stampe digitali, lastre e stereoscopie. La selezione è stata fatta dallo stesso Graziano Arici che dopo aver donato la sua creatura, è tornato a prendersene cura e a scegliere i pezzi più significativi ed è venuto in laguna per l'avvio dell'esposizione che sarà visitabile da oggi al primo marzo. «È solo un piccolo accenno ai temi del mio archivio che ho regalato nel desiderio diventi fruibile in futuro». Un fondo che comprende tutte le foto di questo fotografo che ha intrecciato a doppio filo la propria professione a Venezia. La Fenice, Palazzo Grassi, Pinault non c'è istituzione culturale per la quale Arici non abbia lavorato come fotografo. Ma suoi sono anche i reportage sull'inquinamento della laguna, gli scatti dall'elicottero di una Venezia avvolta dallo smog e dei canali di Marghera rosso sangue nei quali le fabbriche per anni hanno scaricato nichel, cadmio e mercurio. Nell'archivio di questo artista un ruolo di pregio hanno le fotografie di tantissimi personaggi della cultura immortalati in laguna quando la città offriva loro tranquillità e un luogo incantato fonte d'ispirazione. Gabriel García Márquez, Ezra Pound, Jean-Paul Sartre, Jorge Luis Borges sono solo alcuni dei personaggi ritratti. «Ho fotografato tantissima gente - racconta con semplicità Arici - tutte persone che sarebbero rimaste nella storia e tutte ritratte a Venezia: io non andavo da loro, erano loro che venivano da me».
IL SOGNO INFINITO
Ad un certo punto Arici non si è accontentato delle sue fotografie. «Mi sono chiesto se in una sorta di miracolo potevo tornare indietro e in qualche modo allungare la mia vita - racconta il fotografo ora settantenne - così ho comperato negativi tra il 1946 e il 1978, tutte foto che avevano il mio stile». Poi, ammette, che la cosa gli ha preso la mano ed ha iniziato il suo viaggio a ritroso che giunge fino alla metà del 1800, acquistando foto molto rare che però esprimevano la sua visione del mondo. Immagine su immagine ecco la genesi dell'archivio arrivato ad accogliere un milione e mezzo di fotografie dal 1856 ad oggi. Significative le immagini dell'acqua granda del 1966. «Da quel momento Venezia è cambiata - dice l'artista - è stato un momento di rottura con l'acqua che da allora inizia ad essere vista come nemica». E il secondo terribile colpo è quello del 12 novembre scorso che non ha raggiunto i 194 centimetri del 66, ma li ha sfiorati fermandosi a 187. «Dalla Francia ho seguito tutto come se fossi stato lì, mi rendevo conto che la città stava soffrendo» ed ecco che riemerge il suo amore per Venezia. «Ho amici artigiani e librai che hanno perso tutto, non voglio essere pessimista, ma questa seconda ondata costerà molto a Venezia e non solo in termini economici, ma di vita». Convinto che la parte turistica può anche risollevarsi, ma non ce la farà la città degli artigiani. «Venezia ha perso il senso di città - spiega Arici - per la sua bellezza è stata usata e depredata, è ormai come una specie di palcoscenico dove si inscena uno spettacolo, ma al di là della scena c'è il vuoto».
LA GRANDE TRASFORMAZIONE
Nulla meglio delle sue fotografie testimoniano il cambiamento. A partire dall'ondata, questa volta non di acqua ma di turisti, che negli anni è cresciuta fino a toglierle il respiro. Ecco le sue foto con i venditori in Piazza San Marco che negli anni Cinquanta rispettavano la città a tal punto da tenere la merce in piccoli banchetti appesi al collo, fino agli scatti degli anni Novanta con orde di turisti seduti sulle rive con i piedi in ammollo in bacino. «Se chiedo ai francesi quando è nato il Carnevale di Venezia - racconta - loro rispondono nel Settecento, ma non è corretto. È nato negli anni Ottanta per una scelta politica di portare turisti anche d'inverno quando la città era vuota».
E quando ha capito che non faceva più per lui se ne è andato. Da un decennio vive ad Arles, la cittadina della Provenza celebre per aver ispirato i dipinti di Van Gogh e per accogliere un importante festival e una scuola - guarda caso - di fotografia. «Non l'ho scelta per questo, ma per la qualità della vita», complice la moglie Ariane Carmignac, parigina. Proprio lei ha fatto una tesi di dottorato dedicata all'archivio fotografico del marito e ha curato il catalogo dell'esposizione ospitata alla Querini Stampalia di Venezia curata, oltre che da Arici, da Cristina Celegon e Barbara Poli. «Ci tengo tanto a questa mostra - conclude il fotografo - mi rende orgoglioso». Un omaggio dovuto a questo illustre veneziano che ha esposto in tutto il mondo: mostre di sue foto sono state allestite in Francia, nella Piazza Rossa di Mosca, in Kazakistan, Siberia, Georgia. Nei posti più remoti e ora anche nella sua Venezia.
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci