Aquileia, così rinasce la casa di Tito Macro

Sabato 26 Settembre 2020
ARCHEOLOGIA
Dai tempi dell'Aquileia romana, attraverso un grande restauro da 6 milioni di euro, rinasce un nuovo tesoro: è la Domus di Tito Macro, una delle più grandi mai ritrovate nel nord Italia e l'unica scavata integralmente in quello che fu un importante snodo dell'impero, fondato nel 181 avanti Cristo e capitale della X regione augustea. Dopo un lavoro durato cinque anni, grazie agli scavi degli archeologi dell'Università di Padova e all'innovativo progetto di ricostruzione e tutela promosso dalla Fondazione Aquileia, la casa di Tito Macro si potrà di nuovo ammirare in tutto il suo splendore e, assieme ad essa, i pavimenti musivi e i tesori riscoperti durante il recupero. Inaugurato ufficialmente ieri l'edificio è aperto al pubblico anche domani, in occasione delle Giornate europee del Patrimonio (prenotazione obbligatoria ufficiostampa@fondazioneaquileia.it); le visite con l'archeologo sono al mattino (10, 10.45 e 11.30) e al pomeriggio (15, 15.45 e 16.30).
LA COSTRUZIONE
L'edificio si sviluppa su una superficie di ben 1.700 metri quadrati, a testimonianza del fatto che Tito Macro era sicuramente benestante: a lui è stata attribuita la proprietà della domus, basandosi sul ritrovamento di un peso di pietra con una maniglia di ferro e l'iscrizione T.MACR; non se ne conosce, però, il gentilizio da cui si sarebbe potuti risalire alla famiglia di appartenenza. L'abitazione ha una lunghezza di circa 77 metri e una larghezza massima di 25 e si sviluppa tra due decumani (strade) lastricate della città, in uno degli isolati meridionali di Aquileia, che ha già regalato notevoli ritrovamenti, tra cui alcuni mosaici esposti nel locale Museo Archeologico e nel vicino Palazzo Meizlik. L'accesso della Domus era da ovest, attraverso un atrio sorretto da quattro colonne e dotato di un pozzo (in parte conservato, in parte ricostruito) e di una vasca centrale per la raccolta di acqua. In asse con l'accesso, c'era la sala da ricevimento del padrone di casa (il tablinio) arricchito da un pavimento in mosaico. La parte retrostante dell'abitazione affacciava su uno spazio centrale scoperto, ossia il giardino, circondato da un corridoio con mosaico su cui affacciava la sala di rappresentanza e, a sud, il triclinio e altri ambienti. La cucina si trovava nella parte nord mentre in quella est si possono ancora vedere i resti di alcune botteghe (tra cui un forno per il pane). Con la domus sono venuti alla luce circa 320 metri quadrati di pavimenti in mosaico, databili tra la fine del 1° secolo avanti Cristo e la metà del 1° secolo dopo Cristo: tutti ripuliti e restaurati, rappresentano motivi geometrici in bianco e nero cui si aggiungono alcuni figurativi (tra cui il mosaico della pesca). Durante gli scavi sono state ritrovate più di 1.200 monete (e altre 560 nascoste in una buca nell'atrio, attorno al 460 d.C, qualche anno dopo il sacco di Aquileia da parte del re degli Unni, Attila) e un anello d'oro e pasta vitrea datato II-III secolo dopo Cristo
IL CANTIERE
Già negli anni Venti del secolo scorso, ci furono alcuni interventi nell'area, ripresi negli anni Cinquanta. Dal 2009, gli scavi furono estesi a tutta la casa e ad occuparsene fu il Dipartimento dei Beni Culturali dell'Università di Padova, in convenzione con la Fondazione Aquileia e su concessione del Mibact. Grazie ad essi, è stata scoperta l'estensione dell'abitazione (costruita nel I secolo avanti Cristo e vissuta fino al VI secolo dopo Cristo).
TUTELA
Innovativo anche il progetto di valorizzazione e ricostruzione degli ambienti, per cui sono stati investiti 6 milioni di euro stanziati dalla Fondazione stessa (utilizzando le risorse erogate dalla Regione Fvg) e il contributo di Ales spa, società del Mibact. Il risultato è una soluzione che permette di conservare i reperti e di visitare gli ambienti al riparo da sole e pioggia con la realizzazione di una copertura (su circa 560 metri quadrati della casa) in laterizio monocromo sostenuta da pilastri d'acciaio in rosso pompeiano. «L'obiettivo ha detto il presidente della Fondazione, Antonio Zanardi Landi -, è rendere parlanti i reperti archeologici e le grandi opere d'arte conservate ad Aquileia, aiutando la comprensione e la fruibilità: un percorso che perseguiamo da tempo e che questo intervento segna un punto importante». Infine l'assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli ha annunciato che a breve la Regione predisporrà gli interventi per la realizzazione della variante di Aquileia per trasferire il traffico all'esterno del centro storico e anche l'avvio della banda larga per applicazioni multimediali.
Alessia Pilotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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