«Al provino c'era anche Dalla ma l'unico vero artista era lui»

Mercoledì 19 Febbraio 2020
«Sono molto addolorato. Flavio non ha trovato nella vita il valore che ha trovato nell'arte». Così ieri Salvatore Nocita, regista del Ligabue Rai del 1977, scritto da Zavattini e Bagnasco, ha ricordato il suo attore.
Come ha conosciuto Bucci?
«Ai provini. Eravamo in una specie di scantinato, c'era tanta gente: per Ligabue si presentò anche Lucio Dalla. Ma quando vidi Bucci, capii che la parte era sua».
Perché?
«Lo richiamava nel fisico. E aveva in comune il distacco dalle cose e dalle persone».
Bucci abusava di droga e alcool. Fu un set difficile?
«Sul set era normale. Fece un ottimo lavoro sull'accento, sulla camminata. Riuscì a convincere anche Zavattini, che al principio aveva altre idee».
Lo sa che sta uscendo un nuovo Ligabue?
«Gli faccio gli auguri. Fare Ligabue è difficile. La sua storia prova che il disegno può entrare anche nella testa di un disperato, e Bucci lo capì».
Avrebbe meritato di più?
«Si portò sulla schiena per tutta la vita il personaggio di Ligabue. Aveva uno sguardo che sembrava chiedere sempre aiuto. Forse avrebbe potuto fare di più per se stesso».
L'ultima volta che l'ha sentito?
«Volevo chiamarlo per dirgli che sapevo del nuovo Ligabue e rassicurarlo: nessuno potrà fare meglio di lui».
Ilaria Ravarino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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