LA STORIA
PORDENONE Un creativo innamorato, ecco chi era Dovilio Giovanni Fantin,

Lunedì 27 Gennaio 2020
LA STORIA
PORDENONE Un creativo innamorato, ecco chi era Dovilio Giovanni Fantin, il caporale domatore di cavalli, ottimo soldato della Fanteria. Ricevette ben due volte il premio per andare in gita a Roma, divenuto poi telegrafista e impegnato in tutte le guerre d'Africa, da Tobruk, a Ain el-Gazala, da El Alamein a Marsa Matruh. A lui il generale Erwin Rommel si rivolgeva per chiedere informazioni sulle comunicazioni durante la permanenza sul fronte. Dopo le prime vittorie, per le forze italo-tedesche nell'inverno del 1941 iniziarono le sconfitte inflitte dai britannici alle potenze dell'Asse Roma-Berlino: gli Alleati agirono con l'operazione Crusader. In questo frangente non faremo un processo alla storia, ma ricorderemo Fantin come abile giocatore di calcio tra le dune del deserto e con la matita in mano a disegnare il volto lontano della sua donna, Santina De Zan. Un amore grande che la distanza non ha mai scalfito. In quegli anni concitati le lettere erano l'unico appiglio alla vita e mai arrivò a Cordenons da Santina la missiva in cui il fidanzato per amore liberò la futura moglie da un legame che la prigionia aveva reso apparentemente impossibile. Desiderava che lei potesse essere felice, anche rifacendosi un'altra vita. Quella lettera datata 1942 andò dispersa per sempre. Ma l'amore spesso va oltre le parole scritte nero su bianco e il destino ogni tanto incrocia Cupido.
LA LIBERAZIONE
Passarono gli anni e il caporale Fantin venne liberato dopo essere stato dato per disperso e ritornò a casa nel 1946 dove lo aspettava la giovane donna. E presto si sposarono. «In casa c'erano spesso battibecchi spiega il figlio Vito Fantin il papà ricordava spesso alla mamma che per amore negli anni durissimi della prigionia l'aveva lasciata libera di crearsi una nuova unione, mentre la donna negava di averla ricevuta, ricordando che l'avrebbe atteso per una vita. Eppure, i due innamorati non si credevano fino in fondo, mancava la prova». Oggi sappiamo che avevano entrambi ragione. Vito e il fratello Lucio Fantin quella prova l'hanno trovata. Non la famosa lettera che ad oggi risulta dispersa, ma un'altra in cui Dovilio aveva scritto ai genitori ricordando della missiva inviata alla fidanzata con il relativo contenuto. Anche questa lettera era rimasta intrappolata nelle ragnatele del passato. Ma grazie ad Alessandro Fantin, il nipote che mai dimenticò il racconto del nonno, è stata trovata presso il Centro documentale di Udine del Comando militare del Friuli Venezia Giulia dell'esercito assieme a un plico di documenti utili a ricostruire il fatto. Nella lettera che risale al marzo del 1943 Dovilio Giovanni Fantin scriveva ai genitori Cercate di non perdervi mai di coraggio come il vostro caro lontano mai si scoraggerà.Non ho mancato di farle presente (a Santina nella lettera mai arrivata, ndr) tutta la situazione del nostro fidanzamento, dato il nostro sfortunato destino. Non è che avessi cambiato idea, ma solo non vorrei costringerla ancora per molto tempo ad una vita di sacrificio e di dolore. Così tutto il nostro avvenire dipende da lei ed attendo al più presto la sua decisione.
IL DESTINO
Nel 2001 Dovilio Giovanni Fantin è deceduto. Due anni dopo la moglie che si è lasciata letteralmente andare per seguire il grande amore. I coniugi sono passati a miglior vita senza aver prova della lettera oggetto di tante discussioni, ma anche di tanti interrogativi su come sarebbero andate le loro vite se la posta fosse giunta in tempo a destinazione. Di certo dopo tanta sofferenza, Fantin nel 1984 ha ricevuto un gesto d'onore, la croce di guerra per i suoi sette anni in Africa, consegnata da Giacinto Cinto De Anna quando era presidente dell'Associazione Combattenti di Cordenons. I due nel corso della vita hanno avuto un legame particolare. Il mistero della lettera tuttavia rimane e le risposte si dovrebbero cercare nel fatto che ci fosse una sorta di selezione, ovvero non tutte venivano recapitate per lasciare la speranza nelle famiglie. Ma anche perché forse le comunicazioni non potevano essere così efficienti come oggi. I due figli, Vito e Lucio, sperano che ormai anche i genitori dall'aldilà abbiano visto quella fatidica prova, la testimonianza che il destino aiuta i giusti.
Sara Carnelos
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci