IL PERSONAGGIO
Il nome di Mario Bonnard probabilmente ai più non dice molto,

Domenica 7 Ottobre 2018
IL PERSONAGGIO Il nome di Mario Bonnard probabilmente ai più non dice molto,
IL PERSONAGGIO
Il nome di Mario Bonnard probabilmente ai più non dice molto, eppure egli è stato un divo del cinema muto come attore, per passare poi dietro la macchina da presa e divenire regista sia di film muti che poi di sonori, lavorando fino agli anni Sessanta del Novecento. A lui e alla sua opera le Giornate del Cinema Muto dedicano un'importante sezione curata da Marcello Seregni - che culminerà mercoledì sera con I promessi sposi, definito l'ultimo kolossal del cinema muto italiano e certamente il più importante film muto tratto dal romanzo di Manzoni. Romano, Bonnard (1889-1965) aveva iniziato a lavorare nel teatro «che ha frequentato come attore, ma senza gravi conseguenze» scriveva con fine ironia Luciano Ramo nel 1937, per passare ben presto al cinema, emergendo per la bravura accompagnata da qualità fisiche che incantavano le signore. Ben presto si trovò accanto a dive del calibro di Lyda Borelli, diretto da registi come Mario Caserini, Luigi Maggi e altri. Dopo aver fondato una propria casa di produzione e aver ricoperto ruoli diversi come produttore, sceneggiatore e interprete, Bonnard decide di passare alla regia: del 1916 il suo primo film, Catena, al quale seguono Altra io e Treno di lusso (entrambi del 1917), due opere «considerate perdute, che confermano un successo e una ricerca tematica più complessa» afferma Seregni. Ma l'artista Bonnard è inquieto, capisce che qualcosa nel cinema sta cambiando, continua a lavorare, ma dopo I promessi sposi se ne va all'estero. Lui stesso spiegherà nel 1933 quella scelta: «Io mi vanto di essermi accorto che la cinematografia avrebbe camminato e sarebbero mutati i gusti del pubblico e la moda. Nell'immediato dopoguerra sentii la necessità di cambiare strada. Me ne andai a Berlino prima e poi a Parigi; e là mi feci passare per un novizio e da attore mi sono trasformato in direttore artistico». In Germania diresse diversi film, fra cui il dramma alpino Der Kampf ums Matterhorn (1928) con Luis Trenker e Marcella Albani, in programma oggi alle 17. Poi il cinema cambia davvero, diventa sonoro e per le Giornate è un'altra storia. Ma Bonnard continua nell'attività di regista e rientrato in Italia negli anni Trenta gira diversi film leggeri con i maggiori artisti del tempo (ricordiamo fra gli altri Assia Noris, Elsa Merlini, Amedeo Nazzari, Luisa Ferida, Enrico Viarisio). Durante la guerra Bonnard gira film come Avanti c'è posto... (1942) su soggetto di Aldo Fabrizi e Cesare Zavattini, e Campo de' Fiori (1943) con Fabrizi e Anna Magnani. Nel dopoguerra l'attività non si ferma: Bonnard dirige film di vario genere, attento ai gusti del pubblico, spaziando dalla commedia al film storico, dal melodramma popolare al peplum fino all'impegnato. Fra gli altri girò nel 1948 ma senza successo di pubblico, probabilmente non gradito al clima politico dell'epoca Città dolente che documenta l'esodo da Pola degli italiani.
Nico Nanni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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