VITTORIO VENETO
«Dal pronto soccorso ai reparti, medici, infermieri, oss e tecnici radiologi stanno tutti rispondendo a questa emergenza in modo positivo, non sottraendosi a questo nuovo impegno richiesto, sia sotto il profilo professionale che umano. La situazione è difficile, ma c'è il massimo impegno da parte di tutti noi sanitari. E un grazie va al direttore dell'ospedale Michelangelo Salemi. Siamo sicuri che dopo questa epidemia cambierà il valore degli ospedali e della sanità in Italia, e siamo certi che i tagli fino ad ora operati sulla sanità non si verificheranno più». Parla così un sanitario dell'ospedale di Vittorio Veneto che, da venerdì, è ufficialmente diventato covid hospital, cioè il nosocomio è destinato ad accogliere esclusivamente pazienti trevigiani con sospetto coronavirus o positività accertata che necessitano di essere ricoverati.
COSA È CAMBIATO
Nel nosocomio di Costa, a seguito della riconversione, la potenzialità è di 200 posti letto per malattie infettive, 20 posti letto di pneumologia semi-intensiva e 18 di terapia intensiva ricavati nelle sale operatorie. L'ospedale negli ultimi giorni è stato svuotato dei ricoveri ordinari per far posto via via alle necessità che emergeranno. Il punto nascita è stato chiuso, mentre il pronto soccorso ora accoglie solo casi sospetti di coronavirus e per altre necessità ci si deve riferire all'ospedale di Conegliano. Rimangono operative a Vittorio Veneto le sedute dialitiche per pazienti esterni e il centro trasfusionale dove salvo contro ordini dei prossimi giorni si continua a donare regolarmente sangue e plasma. L'invito di Avis Vittorio Veneto ai donatori è di contattare la segreteria (0438.665582 dal lunedì al venerdì 8-11.30) per prenotare giorno ed orario della donazione che avviene nel rispetto delle misure anti-coronavirus. In questi giorni l'appello a donare, che aveva subito un drastico calo, ha avuto un buon riscontro e l'invito è di continuare così. Nell'ospedale prosegue anche il cantiere di adeguamento sismico curato dalla ditta Setten che ora è impegnata nell'ultimare l'ala con le sale operatorie, mentre ha bloccato tutti i lavori nel resto d'Italia.
«La preoccupazione c'è quando siamo in servizio, per noi e per le nostre famiglie testimonia il sanitario che opera nell'ospedale di Vittorio Veneto - ma anche questo fa parte del nostro lavoro. Ci stiamo adattando a questo modo di lavorare, cioè con pazienti che non sono sani, ma infetti. E in questi giorni abbiamo visto non solo persone anziane positive al covid-19, ma anche giovani. Quindi l'invito a tutti è di rimanere a casa. Non sottovalutate questo virus, non è una cosa banale. Medici e personale sanitario operano con tutti i dispositivi di protezione individuale previsti, ma non nascondo che il materiale sia razionalizzato. Speriamo arrivino presto le forniture». Da alcuni giorni, inoltre, il personale dell'ospedale è sottoposto a tampone.
LE MINORANZE CONSILIARI
Dall'annuncio di Zaia alla trasformazione dell'ospedale in covid hospital è passata una manciata di giorni. «Tutti speravamo che questa possibilità rimanesse solo sulla carta dice il capogruppo Pd Marco Dus - significa invece che la situazione non sta affatto migliorando. Speriamo non debba essere usato a pieno regime. Do atto poi che la decisione del presidente Zaia di riattivare strutture dismesse come l'ospedale di Valdobbiadene, anziché crearne di nuove, sia buona». L'attivazione di posti letto di terapia intensiva (a Vittorio Veneto non ce n'erano, sebbene quattro siano da anni previsti dalle schede regionali) e la chiusura del punto nascite sono due aspetti su cui ora viene puntata l'attenzione di politici e cittadini. «Auspichiamo che passata l'emergenza dice Dus rimangano quattro posti di terapia intensiva e che pure il punto nascita riapra». Dello stesso avviso la consigliera Mirella Balliana di Rinascita Civica: «Speriamo che passata l'emergenza ci possa essere un potenziamento del nostro ospedale a riconoscimento di quanto ora medici e tutto il personale sanitario stanno facendo». Balliana ammette che questa trasformazione del nosocomio di Costa «non sia una cosa facile per la comunità, ma anche noi, piccola città, facciamo la nostra parte e i nostri sanitari, molti sono vittoriesi, stanno facendo un grosso sacrificio».
Claudia Borsoi
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«Dal pronto soccorso ai reparti, medici, infermieri, oss e tecnici radiologi stanno tutti rispondendo a questa emergenza in modo positivo, non sottraendosi a questo nuovo impegno richiesto, sia sotto il profilo professionale che umano. La situazione è difficile, ma c'è il massimo impegno da parte di tutti noi sanitari. E un grazie va al direttore dell'ospedale Michelangelo Salemi. Siamo sicuri che dopo questa epidemia cambierà il valore degli ospedali e della sanità in Italia, e siamo certi che i tagli fino ad ora operati sulla sanità non si verificheranno più». Parla così un sanitario dell'ospedale di Vittorio Veneto che, da venerdì, è ufficialmente diventato covid hospital, cioè il nosocomio è destinato ad accogliere esclusivamente pazienti trevigiani con sospetto coronavirus o positività accertata che necessitano di essere ricoverati.
COSA È CAMBIATO
Nel nosocomio di Costa, a seguito della riconversione, la potenzialità è di 200 posti letto per malattie infettive, 20 posti letto di pneumologia semi-intensiva e 18 di terapia intensiva ricavati nelle sale operatorie. L'ospedale negli ultimi giorni è stato svuotato dei ricoveri ordinari per far posto via via alle necessità che emergeranno. Il punto nascita è stato chiuso, mentre il pronto soccorso ora accoglie solo casi sospetti di coronavirus e per altre necessità ci si deve riferire all'ospedale di Conegliano. Rimangono operative a Vittorio Veneto le sedute dialitiche per pazienti esterni e il centro trasfusionale dove salvo contro ordini dei prossimi giorni si continua a donare regolarmente sangue e plasma. L'invito di Avis Vittorio Veneto ai donatori è di contattare la segreteria (0438.665582 dal lunedì al venerdì 8-11.30) per prenotare giorno ed orario della donazione che avviene nel rispetto delle misure anti-coronavirus. In questi giorni l'appello a donare, che aveva subito un drastico calo, ha avuto un buon riscontro e l'invito è di continuare così. Nell'ospedale prosegue anche il cantiere di adeguamento sismico curato dalla ditta Setten che ora è impegnata nell'ultimare l'ala con le sale operatorie, mentre ha bloccato tutti i lavori nel resto d'Italia.
«La preoccupazione c'è quando siamo in servizio, per noi e per le nostre famiglie testimonia il sanitario che opera nell'ospedale di Vittorio Veneto - ma anche questo fa parte del nostro lavoro. Ci stiamo adattando a questo modo di lavorare, cioè con pazienti che non sono sani, ma infetti. E in questi giorni abbiamo visto non solo persone anziane positive al covid-19, ma anche giovani. Quindi l'invito a tutti è di rimanere a casa. Non sottovalutate questo virus, non è una cosa banale. Medici e personale sanitario operano con tutti i dispositivi di protezione individuale previsti, ma non nascondo che il materiale sia razionalizzato. Speriamo arrivino presto le forniture». Da alcuni giorni, inoltre, il personale dell'ospedale è sottoposto a tampone.
LE MINORANZE CONSILIARI
Dall'annuncio di Zaia alla trasformazione dell'ospedale in covid hospital è passata una manciata di giorni. «Tutti speravamo che questa possibilità rimanesse solo sulla carta dice il capogruppo Pd Marco Dus - significa invece che la situazione non sta affatto migliorando. Speriamo non debba essere usato a pieno regime. Do atto poi che la decisione del presidente Zaia di riattivare strutture dismesse come l'ospedale di Valdobbiadene, anziché crearne di nuove, sia buona». L'attivazione di posti letto di terapia intensiva (a Vittorio Veneto non ce n'erano, sebbene quattro siano da anni previsti dalle schede regionali) e la chiusura del punto nascite sono due aspetti su cui ora viene puntata l'attenzione di politici e cittadini. «Auspichiamo che passata l'emergenza dice Dus rimangano quattro posti di terapia intensiva e che pure il punto nascita riapra». Dello stesso avviso la consigliera Mirella Balliana di Rinascita Civica: «Speriamo che passata l'emergenza ci possa essere un potenziamento del nostro ospedale a riconoscimento di quanto ora medici e tutto il personale sanitario stanno facendo». Balliana ammette che questa trasformazione del nosocomio di Costa «non sia una cosa facile per la comunità, ma anche noi, piccola città, facciamo la nostra parte e i nostri sanitari, molti sono vittoriesi, stanno facendo un grosso sacrificio».
Claudia Borsoi