Pochi bonus e congedi «Servono aiuti mirati»

Venerdì 22 Gennaio 2021
LE REAZIONI
TREVISO Numeri, quelli della cassa integrazione, bonus e indennità, che non sorprendono troppo i rappresentanti del mondo economico trevigiano. E se la Cig ha toccato cifre record, per il resto degli aiuti messi dal governo a disposizione dei lavoratori, Treviso naviga a metà classifica per ogni voce, tranne che per il congedo parentale dove con 6.191 erogazioni è dietro alla sola Verona. Altra voce importante è quello relativo al reddito d'emergenza forma di sostegno alle famiglie: con 6.464 erogazioni la Marca resta nella media del Veneto, tra il quarto e il quinto posto. Stesso discorso per i bonus Baby Sitting dove Treviso è quarta con 29.684 domande soddisfatte (dietro a Padova, Verona e Vicenza); anche come numero di beneficiari della legge 104 (per l'assistenza familiare) la Marca con 3.285 prestazioni occupa gli ultimi posti delle classifica davanti a solo Rovigo e Belluno. Il problema resta la cassa integrazione, il cui ampio utilizzo si spiega col capillare tessuto imprenditoriale della Marca come ricordano sia Alberto Zanatta, presidente vicario di Assindustria Venetocentro, delegato per il territorio trevigiano, sia Mario Pozza, numero uno della Camera di commercio di Treviso e Belluno.
L'ANALISI
«I dati elaborati dall'Inps - conferma Zanatta - rappresentano con chiara evidenza l'impatto senza precedenti della pandemia da Covid 19 sulle imprese e i lavoratori trevigiani, in particolare dei mesi di lockdown che ha comportato, come non era mai successo, il fermo di più settimane della produzione in migliaia di imprese. Nel guardare ai numeri si deve anche tenere conto che il nostro territorio ha una delle maggiori densità manifatturiere in Italia, con un ciclo industriale che prevalentemente si svolge in presenza e questo ha evidentemente inciso sul dato dei mesi primaverili. In quel periodo inoltre gran parte dei mercati internazionali ha subito restrizioni e questo è stato un ulteriore fattore negativo in un'economia molto aperta al mondo come la nostra».
Zanatta segnala l'impegno da parte di molte aziende per garantire, fin dai primi giorni dopo lo stop, il versamento dei sostegni ai propri addetti, evitando buchi nella retribuzione: «Leggendo i dati si coglie anche come molti datori di lavoro abbiano spesso anticipato, con grande senso di responsabilità sociale, gli ammortizzatori ai propri dipendenti e poi attivato le migliori misure di sicurezza e di organizzazione interna per la prevenzione dei contagi quando è ripresa l'attività, garantendo il riavvio della produzione nelle migliori condizioni». Pur di fronte ad un quadro complessivo non certo roseo, l'industriale trevigiano, però, non rinuncia a guardare al prossimo futuro con prudente ottimismo. «Già dai mesi scorsi - afferma - si registrano segnali di ripresa in alcuni importanti comparti della nostra economia, con la leva dell'export che rimane importante, ma la situazione rimane ancora sotto il segno dell'incertezza per le imprese e il lavoro, a quasi un anno dall'inizio di questa crisi sanitaria, economica e sociale. C'è per fortuna la prospettiva della vaccinazione che ci auguriamo possa essere ulteriormente velocizzata». Se questo avverrà, l'economia trevigiana mantiene fondamentali solidi per agganciare la ripartenza: «Dobbiamo continuare a resistere, ma abbiamo un sistema industriale flessibile, diversificato e competitivo che ci fa sperare di poter superare anche questa fase».
I PERICOLI
Anche Mario Pozza non si stupisce troppo di trovare la Marca e il Bellunese ai primi posti delle classifiche per ricorso alla cig in rapporto alla popolazione: «Sono territorio in cui la manifattura, nell'uno, e il turismo, nell'altra, hanno un peso determinante, tra i più elevati in Veneto». Il massimo rappresentante dell'ente camerale, tuttavia, come già fatto a più riprese nelle scorse settimane, non nasconde i timori per quello che potrà succedere nel prossimo futuro, quando anche i bonus a sostegno delle famiglie spariranno: «Alcuni di questi provvedimenti, con ogni probabilità verranno prorogati oltre la scadenza originaria del 31 marzo. Ma non potranno essere prolungati all'infinito - nota Pozza - E anche quando finalmente la pandemia sarà superata, non si tornerà semplicemente alla situazione precedente: sono cambiati i modi di consumare e di lavorare. Senza dimenticare che una quota della cassa integrazione è a carico delle imprese, spesso già in difficoltà finanziaria per i mancati incassi, pensiamo ad esempio ai pubblici esercizi». Per questo il presidente della Cciaa rinnova l'appello al governo e alla politica: «Anziché tanti aiuti a pioggia, servono investimenti mirati».
M. Z.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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