«Molinetto, c'era l'allerta meteo»: nuova battaglia legale

Sabato 5 Ottobre 2019
«Molinetto, c'era l'allerta meteo»: nuova battaglia legale
REFRONTOLO
Errate le conclusioni, inaccurata la descrizione del fenomeno atmosferico, sbagliato il metodo scientifico utilizzato per le valutazioni. Le difese del Comune di Refrontolo e della Pro loco, citate davanti al giudice civile dalla famiglia di Luciano Stella -una delle quattro persone che persero la vita a Molinetto della Croda di Refrontolo la sera del 2 agosto del 2014- hanno sparato colpi di artiglieria pesante sull'esito della perizia disposta dal Tribunale che rovescia in toto le conclusioni del processo penale per la tragedia avvenuta a seguito dello straripamento del torrente Lierza, un'onda di acqua e fango che travolse il tendone della Pro loco che quella notte ospitava a Molinetto la festa dei omi. Oltre a Stella l'esondazione del torrente causò la morte anche di Maurizio Lot, Fabrizio Bortolin, e Giannino Breda.
IL PROCEDIMENTO PENALE
Il procedimento penale a carico di Valter Scapol, allora presidente della Pro loco di Refrontolo, dell'architetto Annalisa Romitelli -all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio tecnico del Comune- dell'architetto Leopoldo Saccon e del geologo Celeste Granziera, questi due i tecnici dello studio che si occupò della consulenza per la redazione tecnica del Pat e indagati a vario titolo per disastro colposo, omicidio colposo e organizzazione di manifestazione pubblica senza autorizzazione, si era concluso con una assoluzione in abbreviato. «Le vittime -scrisse nella sentenza il gup Angelo Mascolo- sottovalutarono il pericolo e comunque l'evento meteo in sè fu eccezionale e imprevedibile».
LA CAUSA CIVILE
Ma il perito nominato dal giudice civile giunge a conclusioni diametralmente opposte. Secondo il ctu l'area in cui si stava svolgendo la festa la sera del 2 agosto del 2014 non era sicura proprio in caso di forti precipitazioni piovose. La perizia del perito Lanfranco Tesser riporta anche come l'evento atmosferico di quella sera non potesse essere considerato eccezionale in quanto già in passato si erano verificate esondazioni del Lierza proprio in quel punto e per tale ragione si sarebbero potuti ridurre i rischi installando dei cartelli di avvertimento e vietando manifestazioni. Secondo la relazione il Comune non avrebbe dovuto consentire che si svolgessero feste dopo che erano state diramate allerte meteo ai Comuni pedemontani dalla Protezione civile regionale, emanate alle 14 del 1. agosto e valido fino alle 24 del giorno dopo. Le difese di Comune di Refrontolo e Pro loco, a cui il legale degli Stella, l'avvocato Luciano Gazzola chiede 2 milioni e mezzo di euro in risarcimenti, hanno fatto istanza per poter sentire il consulente in udienza ma vogliono anche far rifare la perizia. Il giudice ha aggiornato l'udienza al prossimo 26 novembre, data in cui il legale degli Stella potrà presentare le proprie controdeduzioni alle tesi delle controparti.
LA VERITA' SUI BOLLETTINI
In realtà il 1. agosto non fu diramata un'allerta meteo, ma un generico avviso di criticità idrogeologica ordinaria valido per tutta la Pedemontana triveneta. Il bollettino Arpav non riportò neppure lontanamente la possibilità di eventi così concentrati come quello che poi si è verificato nel bacino del Lierza. E anche il giorno dopo il disastro Arpav ne smorzò la portata, potendo contare solo su stazioni di rilevamento a Refrontolo e Follina che avevano registrato pochi millimetri. In realtà, nell'epicentro del nubifragio, caddero 210 millimetri in 90 minuti, conferma giunta da pluviometri amatoriali e dai dati Osmer sulla riflettività radar. Un evento che, stante l'assenza di fronti organizzati e di saccature, con la sola presenza di un blando flusso umido da sud ovest, nessun calcolo algoritmico avrebbe mai potuto anticipare.
Denis Barea
Luca Bertevello
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