«Mi sento in prigione nel reparto blindato»

Sabato 29 Febbraio 2020
IL CASO
MOGLIANO «Cara mamma, ci tocca farti gli auguri come mai avremmo voluto. Ma stiamo facendo di tutto per riportarti a casa a festeggiare il tuo compleanno». Oggi la signora Dina Busato compie 92 anni. Nata bisesta il 29 febbraio, donna umile ma di grande tempra, «i miei figli dicono che in realtà sarebbero 23 i miei anni. È così, sono nata in anno bisestile. Ma so perfettamente l'età che ho. E non ho nessuna paura di andarmene. Ma voglio farlo in casa mia, con i miei figli e i miei nipoti» ripeteva negli ultimi tempi. E invece si trova dove non avrebbe desiderato essere: nel reparto di geriatria del Ca' Foncello. Da tre giorni i suoi figli non possono vederla. «Mi sento in prigione. Venitemi a prendere» ripete al telefono. Non è colpa sua. E non è neppure colpa del personale ospedaliero. La signora Dina è in zona rossa, bloccata nel reparto a causa delle misure di precauzione da Coronavirus a seguito del decesso di Luciana Mangiò martedì scorso.
LA FAMIGLIA
Ilario Carrer è il secondo dei tre figli della signora Dina. E ai medici e agli infermieri del Ca' Foncello, lancia un appello. «Aiutateci a riportare mamma Dina a casa, pur in isolamento, per il suo compleanno. Sarebbe il regalo più bello». Una vita di lavoro, tre figli e molti nipoti. «La mamma vive con noi. Aveva già schivato una bruttissima broncopolmonite verso Natale. Che sia ancora qui è un dono del cielo, ma proprio per questo ci eravamo preparati tutti per il suo compleanno. 92 anni il 29 febbraio. Per noi significava festa grande. L'idea che trascorra questa giornata sigillata in ospedale, senza neanche la possibilità di vederci, è insopportabile».
IN ISOLAMENTO
Fino a martedì scorso la famiglia ha potuto regolarmente far visita a mamma Dina. Poi improvvisamente martedì pomeriggio ai figli si fa incontro un infermiere mascherato e gentilissimo. Spiega che loro trattano gli ospiti del loro reparto con estrema cura: «Vede? Sono tutte persone che hanno vissuto il tempo della guerra e hanno fatto tantissimi sacrifici; come sarebbe possibile non trattarli con la dovuta attenzione e cura»? Ma il reparto è ora sotto attacco: il coronavirus, invisibile e pericoloso, si è insinuato tra i letti dei degenti e ha subdolamente colpito i più deboli. «La reazione, prevedibile e logica, è stata quella di chiudere le porte a tutti: io ed i miei fratelli non vediamo da giorni mamma Dina». Gli infermieri continuano ad essere gentili, disponibili. Ma ti bloccano sulla porta, ricevono la borsa nella quale hai messo il cambio, qualche succo di frutta, una rivista ed esprimono il loro dispiacere per la loro ferma opposizione. «Quello che ci colpisce, tuttavia, è la mancanza di informazione, o le informazioni contraddittorie. Che succede ai ricoverati, comprese le persone che potrebbero essere dimesse, curate a casa? Il medico che l'aveva ricevuta in reparto ci aveva rassicurato di poter dimettere nostra madre in due o tre giorni; ed ora»? Nei primi due giorni di ricovero Ilario e i fratelli hanno potuto assistere la mamma, senza alcuna precauzione e senza mascherina: perché ora non possono più farlo? «Ci eravamo preparati da tempo al compleanno bisestile della mamma». 92 anni portati con fierezza e l'umiltà di una donna semplice, come le tante donne che dagli anni Cinquanta hanno lavorato per permettere alle figlie e ai figli di riscattare una condizione di povertà e di ignoranza. «Ma questi momenti di serenità sono stati soffocati dall'emergenza di un'epidemia mondiale e dal silenzio di chi ci dà risposte evasive. Con il rispetto per chi sta lavorando in questa diff icile situazione - conclude Ilario- chiediamo se è possibile sapere quando poter nuovamente abbracciare la mamma».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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