L'ALTRA VITTIMA
TREVISO Anna è stata portata all'ospedale in parte già

Lunedì 20 Maggio 2019
L'ALTRA VITTIMA TREVISO Anna è stata portata all'ospedale in parte già
L'ALTRA VITTIMA
TREVISO Anna è stata portata all'ospedale in parte già sedata. Sotto i suoi occhi, pochi minuti prima, il padre aveva ucciso il marito. E assieme a quel colpo di fucile, è esplosa anche la sua vita. Una vita non facile, tenuto conto dei continui dissidi che minavano da anni l'armonia familiare. Figlia di un assassino, moglie di una vittima. In pochi drammatici istanti. L'ambulanza si è fatta strada fra le auto della polizia e dei carabinieri che avevano isolato la scena del crimine. Sotto una pioggia battente, muta testimone di una giornata da dimenticare, si è diretta verso la tangenziale e ha coperto in fretta i pochi chilometri che la separavano da un Ca' Foncello insolitamente vuoto, seguita a ruota da una gazzella dell'Arma.
PRONTO SOCCORSO
Aveva ragione il direttore generale dell'Usl Francesco Benazzi: quando piove, gli accessi calano drasticamente. Al Pronto Soccorso ci sono una trentina di persone in tutto ad attendere il loro turno. Molti sono semplicemente familiari dei pazienti. Anna Padovan è stata scortata nell'area rossa del settore C e lì sottoposta a una visita accurata. La donna aveva tutti i sintomi tipici del grave stato di choc, in seguito al quale ha accusato un malore. Alla fine i medici hanno optato per l'unica soluzione possibile: ricoverarla in reparto dove verrà trattenuta per qualche giorno, dandole così modo di riprendersi. Accanto a lei la figlia Laura, che è rimasta ad assisterla per garantirle un sostegno mai così indispensabile. Gli stessi carabinieri hanno rinunciato a sentire la testimonianza della donna: troppo scossa. Sarebbe stata un'inutile forzatura, visto che il caso si è aperto e chiuso in meno di mezzora. Per chiarire i dettagli di questa faida, finita nel peggiore dei modi, ci sarà tempo.
REAZIONE INSENSATA
La follia che ha armato la mano di Giovanni ha fatto dunque un'altra vittima: questa donna dilaniata dal dolore e, probabilmente, dai sensi di colpa per non essere riuscita a prevenire lo sfogo rabbioso e insensato del genitore. Gli elementi di attrito fra padre e marito c'erano. E c'erano sempre stati. Al punto che era stato chiesto l'intervento dei servizi sociali, soprattutto per arginare la collera del capofamiglia. Ma, come spesso accade, la ripetitività delle liti ha finito per mascherarne i potenziali pericoli. Come fosse un tributo da pagare tutti i giorni, e nient'altro. Un fastidio, non una minaccia reale. Sotto la cenere, invece, covava un livore mostruoso che è stato intuito da tutti, senza essere svelato da nessuno. Nel suo ruolo così particolare, Anna Padovan ha cercato di mediare dove poteva, quando poteva. Il marito da una parte, quel padre troppo bellicoso dall'altra. In mezzo soltanto un giardino condiviso. Troppo poco. Ma questo è diventato chiaro soltanto oggi.
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